Catia Simone è una vulcanica e intraprendete autrice di narrativa, oggi impegnata anche nella veste poetica con la sua raccolta dal titolo “NON HO FATTO ALTRO CHE SCAMBIARE LE PAROLE” edito da CTL Edizioni, che si compone di 44 poesie che chiediamo alla stessa autrice di presentarci, partendo dal tema dominante della silloge.
«Il tema principale dell’intera raccolta è la vita, quella di ogni giorno, fatta di amore, odio, società, disimpegno ed erotismo.»
La poesia, si dice sia il vero specchio dell’anima di chi la scrive; è così anche per Catia Simoni?
«Esattamente, perché lei esprime totalmente me stessa: a volte sono tagliente, tante altre volte ironica, e ci sono giorni da animo profondo o malinconico. Sono io in ogni mia poesia, ma so trasformarmi in ciò che il lettore immagina sia, ogni volta che mi legge, in base alla propria sensibilità.»
Ci descriva meglio la copertina della silloge: una finestra chiusa, davanti ad un balcone con due sedie rosse e sullo sfondo una città.
«La città è Zurigo vista dal balcone dell’hotel dove ho alloggiato. La foto racchiude uno spazio vero. Quelle sedie rappresentano per me l’intimità condivisa. Rosse come il colore dell’amore e distanti da una città che accoglie il sogno di un viaggio. Un addio o un benvenuto? Lo decide chi vede in quel panorama la storia che sente.»
Dedica la sua silloge a “suo padre, quello inventato”; vale a dire?
«Mio padre mi ha abbandonata. Volevo dedicare il mio libro a quello che ho inventato nella mia mente per tutta la vita.»
Pablo Peretti, che è l’autore della prefazione alla lettura, presenta così la sua raccolta: “un carosello di immagini che ruotano intorno alla donna”.
«Ed ha perfettamente ragione perché tutto ruota intorno ad una donna: Catia, fortemente critica e sensibile ad ogni tema al quale il libro è dedicato.»
Accenniamo anche del suo debutto narrativo?
«Circa 12 anni fa con il concorso “Il mio libro.It” partecipai con il testo “Tu mi provochi poesie”, raggiungendo la seconda posizione. Un libro che mi ha dato immense soddisfazioni e mi ha aperto la strada verso la casa dentro cui abito oggi: un casolare di emozioni e progetti, in mezzo a grattacieli che ne offuscano in parte la vista. Ergo c’è posto per tutti in questo mondo basta volerlo con serenità e umiltà. Io sono la mia volontà e la luce che rifletto dentro.»
Oggi è impegnata in un importante progetto di intrattenimento e diffusione culturale attraverso i podcast. Ce ne parla?
«Conduco per la radio web di Roma Capitale “Radio Giano Public History”, il programma Vite Parallele, nel quale intervisto scrittori e poeti, giornalisti, storici e importanti personaggi della vita pubblica e giudiziaria del nostro paese. Un modo per approfondire le loro vite attraverso la scrittura e i loro libri. Si sono aggiunti quest’anno altri programmi radiofonici: “Vite parallele Amarcord” e “Bicchieri rotti e frantumati”, con i quali mi diverto a tessere monologhi e dialoghi con i miei racconti e personaggi letterari del passato. Un podcast di grande successo che mi ha fatto conoscere un mondo, quello della radio, dove mi sembra di avere sempre vissuto, nonostante sia una principiante.»
La domanda è lecita: cos’è per Catia la poesia?
«Semplicemente tutto, perché mi ha fatto conoscere al grande pubblico, diverso dal marasma delle pubblicazioni narrative ed un’editoria troppo spesso disattenta alle parole che si perdono nell’oblio soffocate dall’eccesso o del superficiale disinteresse.»
Perché dovremmo leggere il suo nuovo libro?
«Perché non serve a nulla, ma del nulla non si può fare a meno.»
Gianfranco Iovino