L’amica geniale appare meno… geniale I primi tre capitoli ci hanno abituato a un livello mai raggiunto. Cosa c’è che non va

L’attesa è stata lunga, l’asticella era altissima, la paura della delusione molto diffusa. D’altronde, i primi tre capitoli de “L’amica Geniale” ci hanno abituati a un livello di serialità mai raggiunto prima nel nostro paese. «Ogni episodio di questa serie è un piccolo film» ha scritto recentemente il The Guardian, lodando i dieci episodi che traspongono l’ultimo libro della saga di Elena Ferrante: c’è tanta cura in questa serie, non lo si può negare. Eppure, i primi due episodi del grande ritorno di Lenù e Lila non solo non hanno ottenuto gli ascolti stellari delle stagioni precedenti, ma ci hanno fatto anche un po’ storcere il naso. Cos’è di questa quarta stagione che, almeno inizialmente, ce l’ha fatta apparire meno “geniale”? Tanto per cominciare, e gli affezionatissimi di “The Crown” lo sanno, un cambio di cast drastico è un rischio non da poco – in particolare se, come questo caso, il cast si è rivelato magistrale. La terza stagione si era conclusa con il passaggio di testimone tra la Lenù giovane adulta della veterana Margherita Mazzucco e la Elena Greco adulta interpretata da Alba Rohrwacher (già narratrice della storia dalla prima stagione): nel bagno di un aereo in volo verso la Francia, pronta a ricominciare la turbolenta relazione con Nino Sarratore (ora interpretato da Fabrizio Gifuni), la giovane Lenù si guardava allo specchio e, assumendosi la piena responsabilità della fine del suo matrimonio con Pietro e il momentaneo abbandono delle figlie Dede ed Elsa, osservava elettrizzata il riflesso della sua evoluzione. Il cambio di cast è pienamente giustificato dal passare del tempo, ma qualcosa stride: non aiuta di certo il fatto che, pur trattandosi di due degli attori più talentuosi del panorama italiano, né Rohrwacher né Gifuni condividono con i loro personaggi la provenienza partenopea e, nonostante gli sforzi, i loro accenti risultano spesso forzati (Gifuni) o poco convincenti (Rohrwacher). A convincere sin dalla prima inquadratura è invece la “nuova Lila”, ora interpretata da una straordinaria Irene Maiorino. Per godere pienamente dello splendido lavoro sul personaggio di Lila, lo spettatore deve però attendere il quarto episodio: fino a quel momento, la storia si concentra principalmente su Elena, di ritorno a Napoli da scrittrice di successo dopo sei anni, per proseguire la relazione tossica con Nino e decisa a ignorare la storica amica. A tenerci attaccati allo schermo nonostante lo stile meno accattivante di questi primi due episodi è la piena consapevolezza che il confronto tra Lila e Lenù è imminente. E, in effetti, quando le due donne si trovano faccia a faccia e decidono di togliersi le rispettive maschere, “L’amica geniale” torna a brillare forte come un tempo. Non c’è cambio di cast, di regia (ora è il turno di Laura Bispuri, dopo una terza stagione firmata da Daniele Luchetti e le prime dirette da Saverio Costanzo) o di ambientazione che possa minacciare questa serie: le fondamenta dell’incredibile saga di Ferrante sono talmente solide e influenti da consacrare questa serie come un piccolo capolavoro. VOTO: 9 e MEZZO Martina Bazzanella