ll ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, il Dem Francesco Boccia, ha annunciato che il 23 e il 24 settembre incontrerà i presidenti del Veneto, della Lombardia e dell’Emilia Romagna. Comincerà il lunedì mattina con Luca Zaia, a Venezia. Nel pomeriggio vedrà a Bologna Stefano Bonaccini (Pd) e il giorno dopo, a Milano, sarà il turno dell’altro leghista, Attilio Fontana. Boccia però non si limiterà a interloquire coi presidenti delle tre Regioni che prima di altre, Veneto e Lombardia capofila ovviamente, hanno già maturato il sacrosanto diritto a godere della storica riforma. Il Dem il 30 settembre andrà anche a Torino per trattare col presidente forzista del Piemonte Alberto Cirio, e poi proseguirà con un’altra decina di Regioni, molte del Sud, laddove i costi standard, il pareggio di bilancio e la gestione virtuosa dei quattrini non sanno nemmeno cosa siano. Non lo diciamo certo noi, parlano i numeri. Nel frattempo, tre giorni prima del vis a vis tra Zaia-Boccia a Palazzo Balbi, il governatore veneto incontrerà Giuseppe Conte. L’occasione sarà l’inaugurazione del nuovo quartier generale della Cantina di Soave, in viale della Vittoria, un impianto da 90 milioni di euro i cui lavori sono durati due anni. Si tratta di uno degli investimenti più rilevanti dell’intero settore. Tra il presidente di Regione e il premier è calato il gelo dopo il fallimento dell’esperienza gialloverde e la mancata approvazione dell’autonomia, ecco perché c’è grande curiosità di vedere i due fianco a fianco.
Il “Doge” negli ultimi giorni non ha fatto nulla per nascondere la propria rabbia nei confronti del presidente del Consiglio il quale a inizio mandato, e così fino allo scorso inverno, aveva assicurato che il governo avrebbe riconosciuto la volontà popolare del lombardo-veneto in tempi molto rapidi. Sappiamo tutti com’è andata a finire. Zaia, ospite di Mattino 5, è tornato a tuonare sull’argomento. La sua posizione è chiara, ed è un guanto di sfida all’esecutivo giallorosso, un tentativo di stanare il ministro Dem per il Sud Giuseppe Provenzano secondo il quale «le richieste del Veneto e della Lombardia spaccavano il Paese». Sentite Zaia: «Sull’autonomia ci hanno preso in giro: dopo 14 mesi di governo Di Maio ci ha detto che c’era bisogno di una commissione di esperti partenopei per studiare la pratica. Quella di Provenzano è la solita manfrina, l’alibi perfetto per non entrare mai nel cuore del tema, cioè le maggiori competenze da dare ai territori che le chiedono, rispettando la Costituzione. Se vogliono» ha puntualizzato il “Doge” «siamo pronti a firmare un documento dove si afferma che unità nazionale, coesione, sussidiarietà e solidarietà sono prerequisiti indispensabili, così sgomberiamo definitivamente il campo da chi usa a sproposito questi argomenti per non far procedere il negoziato. Vogliamo andare oltre questa melina? Io sono pronto a firmare anche domani. Questa» ha concluso Zaia «è gente che non ha capito che l’economia va lasciata libera di correre, noi siamo quelli delle partite Iva, dei 150 miliardi di Pil». L’omologo e compagno di partito lombardo non è stato da meno: «Ho letto talmente tante sciocchezze e continuo a leggerle, purtroppo c’è un ministro del Sud che sta scrivendo cose irraccontabili». Fontana è un fiume in piena: «Adesso loro hanno evidentemente questo piccolo problema, devono cercare di giustificare il “sì” all’autonomia perché la chiede Bonaccini, dunque hanno creato questo mito dell’autonomia buona, quella dell’Emila Romagna, e dell’autonomia cattiva, quella lombarda e veneta». Parole destinate a non sortire effetto purtroppo, quelle dei due presidenti di Regione, visto che Conte dalle colonne del Quotidiano del Sud è partito col solito refrain: «L’azione riformatrice del governo, a partire dai progetti di autonomia differenziata, mira a promuovere e a riconoscere, nel rispetto della Costituzione, le legittime pretese dei territori, senza perdere di vista però gli obiettivi della coesione e della solidarietà nazionale”. Inchiostro sprecato.