La drammaturgia fisica di Michela Lucenti svela il segreto di Amleto con Hamlet Puppet. Il celebre dramma shakespeariano, rivisitato dal collettivo Balletto Civile, arriva al Teatro Camploy venerdì 10 febbraio alle 20.45 per la sezione L’Altra Danza, aprendo nuovi orizzonti sulla celeberrima opera del Bardo attraverso immagini video, musica, canto, recitazione e danza, fusi insieme. Come in ogni spettacolo, una forte tensione etica anima il lavoro di Michela Lucenti, capofila di una formazione di danzatori-attori significativamente denominato Balletto Civile. Dal suo operato artistico nascono infatti spettacoli singolarissimi, dove danza e teatro si integrano con canto e canti popolari, cori sacri, canzoni della tradizione italiana. Il nuovo stile di movimento narrativo che ha inventato ha fatto di questa compagnia una delle più originali oggi presenti in Italia, ricevendo importanti riconoscimenti per il proprio lavoro.
Forte di questa identità Humlet Puppet è uno spettacolo che si confronta con il grande personaggio shakespeariano scegliendo come inedita angolatura lo sguardo e la parola del padre ucciso, quasi che in questa, in fondo breve scena dai più vista come necessario introito e prodromo alla tragedia che da esso si svilupperà, si nascondesse invece un segreto, il segreto dell’intera narrazione.
Lo spettacolo con la sua forte impronta musicale è una ballad-perfomance sulle vicende dell’Amleto viste con lo sguardo dello Spettro del padre.
Il suo famoso monologo alla fine del primo atto, viene indagato decostruito e ri-assemblato. Le rivelazioni che il fantasma del vecchio Re fa a suo figlio sono il motore di tutta la trama. Ricompare più volte nel corso della tragedia, riempie di terrore chi lo incontra, inizialmente viene scambiato per un’illusione, un sinistro presagio, fonte di diverse interpretazioni da parte di quelli che lo hanno incrociato. L’ambiguità della sua apparizione riflette la confusione generale del giovane principe e di tutti i personaggi.
Amleto sa che il fantasma di suo padre si aggira tra le nebbie di Elsinore, aspetta, danza in maniera ossessiva, frammentata, sta di guardia con la speranza che lo spettro riappaia, e quando arriva è come un diavolo in carne e ossa di ritorno dalla tomba, che dal suo podio radiofonico gli descrive il tradimento dello zio e della madre, il suo girovagare per la terra, senza pace. Snocciola pezzi di monologo che diventano dei refrain semplici dentro una musica istintiva come un disco alla Nick Cave con qualcosa che alla fine rimane in testa.
Lo spirito chiederà al giovane principe di seguirlo e vendicarlo. Che cosa vuol dire vendicare un padre?
Amleto, a sua volta fantasma di se stesso, è un fantoccio del teatro, ectoplasma e figura esistenziale per eccellenza. Uno spaventapasseri che prende vita e guarda il mondo, da un nuovo punto di vista. Cerca di capire qual è la sua eredità. Il peso dei padri non ricade su ognuno di noi? Siamo orfani in questo occidente senza eredi.
E quante volte ci chiediamo se sia meglio essere o non essere, forse dormire… mio padre riflesso nell’occhio della mia mente… immagini inconsce e surrealiste, fotogrammi associati per analogie di confine tra veglia e sonno, ritagliate nel bianco e nero di specchi e geometrie che amplificano e avvolgono questo padre/donna, perso fantasma della normalità.
La performance unisce immagini video, musica, canto, recitazione e danza, fuse insieme e tese a un medesimo scopo: riflettere sull’essenza della vita e dell’arte, sul senso dell’essere eredi. Un’installazione avvolta da una sonicsphere, generato dalle distorsioni elettriche di una chitarra-cardiogramma, pulsazioni, un flusso continuo di suono dal quale nascono delle songs, che diventano dei ritornelli che si fissano nella testa dello spettatore.
Anche questa volta si partirà dal vuoto, il corpo e il suono nel vuoto.
Essere o non essere, è ancora questo il problema?