Un tuffo nel passato… Estate “pane e salame” sul nostro Garda
Pochi stranieri e molti veronesi. Sarà l’occasione per riscoprire un gioiello
Dai wurstel coi crauti al panino con la soppressa. Dalle birre ghiacciate ingollate sotto l’ombrellone del bar, al vino fresco e ristoratore assaporato sdraiati sui prati e le spiagge. Il Garda, quest’estate, sarà un tuffo nel passato. Dopo decenni di dominazione tedesca, austriaca, olandese e russa, sul lago la stagione calda tornerà a parlare veronese, e più in generale veneto, con le sue mille inflessioni. Certo, qualche straniero ci sarà: difficilmente, a meno di rigide restrizioni internazionali, chi ha la seconda casa sul Benàco resterà in patria, e infatti già si registrano i primi arrivi clandestini. Altri, poi, affronteranno la paura del Covid pur di godersi il Garda alloggiati negli hotel. Ma i foresti, che pur ospitiamo sempre molto volentieri, saranno pochi. La cancellazione della Pasqua ha assestato un colpo durissimo ad alberghi e ristoranti. Le disdette da giugno a settembre, già pervenute copiose, peggioreranno le cose. Ci piange il cuore. Ma la situazione è questa e pur le imprecazioni va accettata. Speriamo che si riesca a salvare il salvabile. Per gli operatori del settore però, così come per i veronesi, sarà l’occasione di riscoprire un lago più a misura d’uomo, meno caotico e denso di fascino. Meno quantità e più qualità. Gli alberghi e i locali che riapriranno potranno coccolare i clienti. Ci sarà più cura del particolare, siamo sicuri che il servizio ricettivo sarà di altissimo livello e non mancheremo di darne conto. Ora riavvolgiamo il nastro: ve lo immaginate il Garda che torna almeno per un’estate ai magici anni ’60 e ’70, all’epoca della Verona Beat, dei Kings, dei Condors, dei Monelli, delle Nuove Ombre, e più avanti dei Gatti di Vicolo Miracoli? Le discoteche, probabilmente, resteranno chiuse. Ovviamente ci dispiace per i proprietari, i dipendenti e i tanti giovani che solitamente le affollano. Ma ci pensate se tornassero in voga i falò sulla spiaggia, le chitarre, gli amori che sbocciano nella penombra allo scoppiettare della legna? Utopia? Forse. Ma a noi piace immaginare i veronesi che partono da casa con la borsa termica, polenta, salame e nettare d’uva. Gli asciugamani, le coperte da stendere sulla riva. L’autoradio con tanta buona musica che ci fa cantare durante il viaggio, per quanto breve. I tuffi, la pelle d’oca mentre si torna allo sdraio. A noi, in tempi di pandemia e blocchi aerei, piace immaginare il lago che riparte dai veronesi. Teniamo duro e prepariamoci: in fondo non manca molto. Sarà un’estate diversa, ma non per questo peggiore. Sarà un’estate veronese. Un’estate al lago, come una volta, quando la vita, in fondo, non era così brutta.
Alessandro Gonzato