Lago di Garda, c’è disponibilità idrica. Le precipitazioni hanno invertito la situazione nel distretto del Po E’ tornata ad essere in media. Le previsioni indicano precipitazioni nella norma

Su gran parte del Distretto del fiume Po continuano ad insistere condizioni meteorologiche di marcata instabilità atmosferica. Le precipitazioni eccezionali che hanno interessato nel mese di maggio soprattutto Emilia-Romagna e Piemonte occidentale sono state tali da determinare su quasi tutto il Distretto una condizione di umidità nella norma o addirittura estrema. Dal punto di vista delle portate defluenti in Po, il susseguirsi di eventi di precipitazione, anche intensa, si sono tradotti in un incremento dei volumi transitanti, che nelle principali sezioni idrometriche hanno fatto tornare i valori di deflusso nella norma, interrompendo la serie precedente delle condizioni idrologiche di estrema siccità. Per quanto riguarda i Grandi Laghi la disponibilità idrica nella prima metà del mese di giugno è tornata ad essere in media anche per il Lago di Garda mentre già lo era sia per il Lago Maggiore che per il Lago di Como. Il Lago d’Iseo, invece, risulta essere addirittura stabile su valori vicini al massimo di riferimento. Per i prossimi 7 giorni sono previste condizioni meteo caratterizzate da precipitazioni in media e temperature inferiori ai valori del periodo. Alla luce del quadro di sintesi rappresentato, la condizione di severità idrica sul Distretto rimane “bassa con precipitazioni” così come definita in sede di Osservatorio nel corso dell’incontro del 25 maggio. Intanto si è svolta a Occhiobello la seconda tappa per l’equipaggio di Operazione Fiumi, la campagna di citizen science e ambientalismo scientifico di Legambiente realizzata grazie al supporto tecnico di ARPAV e per l’edizione 2023 in collaborazione con COOP Alleanza 3.0 e ANBI Veneto (l’Associazione regionale dei Consorzi di bonifica) e con il partner tecnico Strada Srl. I parametri osservati in questa terza edizione, oltre al famigerato batterio Escherichia coli – i batteri fecali che permettono di verificare lo stato di depurazione delle acque – sono il Glifosate e i Clorpirifos. Il glifosate è un erbicida di sintesi utilizzato da circa 40 anni in maniera massiccia in agricoltura e del quale Ispra ha già rilevato la presenza di concentrazioni importanti nelle acque superficiali del nostro Paese e i Clorpirifos sono sostanze attive insetticide ad ampio spettro di azione utilizzate per la difesa di diverse colture, in particolare la vite, dalla cicalina responsabile della diffusione del virus della flavescenza dorata. Sull’utilizzo di questa sostanza si sta dibattendo in Veneto da molte settimane, nonostante sia stato bandito dall’Unione Europea nel 2020 per accertati rischi sanitari. I primi dati disponibili che Legambiente presenta oggi sono relativi alla presenza di batteri fecali, un parametro ricercato per verificare il livello di depurazione delle acque e la presenza di eventuali picchi di inquinamento dovuti a scarichi non autorizzati o sversamenti illegali.