Sboarina, durante la conferenza stampa di metà giornata, si è commosso. La voce rotta dal magone. Gli occhi gonfi di lacrime. Lo sguardo assente di chi prova a non pensare al dolore che sta provando ma che inevitabilmente si deve arrendere alla triste realtà. “Ho perso un grande amico, un fratello. Stefano era buono. Lo si dice sempre, ma nel 99% dei casi mi chiedo ‘sì, ma cosa vuol dire buono?’. Per lui invece era l’aggettivazione più corretta. Era una persona perbene, leale, che aveva una sensibilità che difficilmente ho trovato in altri. Quando qualcuno aveva un problema gli dicevo ‘C’è Bertacco, e gli davo il numero di cellulare’. Stefano stava ore a parlare con queste persone con una pazienza che gli ho sempre invidiato. E’ stato ottimista fino alla fine, era convinto di farcela. Se n’è andato un pezzo importante della mia vita e la città perde un pezzo importante della sua vita. Sono riuscito a vederlo pochi istanti prima che ci lasciasse”. La camera ardente, allestita oggi a Palazzo Barbieri, ha visto passare centinaia di persone: colleghi, amici, rappresentanti delle associazioni cittadine, del volontariato, del sociale, ma anche tanta gente che Bertacco aveva aiutato nel corso degli anni, prima nella giunta Tosi e poi in quella attuale. Aveva vissuto in prima persona quel mondo oscuro dal quale è riuscito a emergere con grande forza. Si è poi messo a disposizione degli “ultimi”. Difficilmente la città si è stretta così tanto attorno a un politico. Molti avversari sono stati i primi, senza retorica, a ricordarlo con stima e affetto. Privilegio che spetta a pochi.