L’adolescenza è l’età in cui si può entrare in contatto con le sostanze psicoattive e come testimoniato dalla comunità scientifica, il loro utilizzo sta avvenendo in età sempre più giovane. Le sostanze più utilizzate dai ragazzi sono l’Alcol, la Nicotina (nel tabacco o nei prodotti da vaping/svapo) e la Cannabis. Sebbene tale comportamento possa essere letto come una sperimentazione, così come altri agiti messi in atto dall’adolescente per ricercare una qualche sorta di autonomia o contrapposizione con il mondo adulto, non è mai da trascurare in quanto il consumo di sostanze può avere un’influenza sullo sviluppo globale del soggetto a livello psicofisico e anche l’uso occasionale può esporre al rischio di danni significativi. Dai 13 ai 25 anni circa il cervello infatti si modella e assume gradualmente una struttura adulta, acquisendo competenze cognitive, relazionali e affettive che resteranno poi stabili nel corso della vita. Non tutti gli adolescenti che assumono occasionalmente sostanze ne diventano dipendenti, ma spesso nella sostanza ricercano uno “strumento” che consenta loro di “ottenere qualcosa” come soddisfare quelle funzioni avvertite come deficitarie. L’assunzione di sostanze, da parte degli adolescenti, può essere correlata a diverse intenzioni (più o meno consce) che vanno dal cercare di favorire il rapporto con gli altri, dove l’assunzione in gruppo può avvenire allo scopo di aumentare la percezione di similarità tra membri, al cercare di proporre agli altri un’immagine di sé che devia dalla norma, attribuendo a queste caratteristiche un valore unico e positivo. L’uso delle sostanze può essere motivato anche dal cercare di regolare e controllare i propri stati emozionali o guidato dalla ricerca di sensazioni forti “sensation seeking” per contrastare una visione del mondo monotona e ripetitiva. L’uso di sostanze può essere fondato da un desiderio di riduzione del disagio percepito dall’adolescente che, soprattutto in questo periodo della vita, spesso sente di non rispondere efficacemente alle richieste esterne; le pressioni sociali e la competizione potrebbero spingerlo a considerare le sostanze come un sostegno, insano, per migliorare le proprie performance e diminuire il divario avvertito tra i propri “limiti” e le richieste dell’ambiente. Per il mondo adulto esser a conoscenza di questi “motivi” e il porsi nella posizione di cercare di vedere quali possono essere le fragilità alla base di un interessamento alle sostanze, può consentire di entrare in contatto con i bisogni che spesso i ragazzi incontrano in questa fase di sviluppo. Conoscere meglio il comportamento dell’adolescente permette di sostenerli maggiormente e ridurre la probabilità che gli stessi si impegnino nell’abuso delle sostanze e possano promuovere delle scelte più sane.
Sara Rosa, psicologa e psicoterapeuta