L’Adige è sotto stress idrogeologico Il territorio circostante va rinaturalizzato e non impermeabilizzato ulteriormente

L’iniziativa di Legambiente per il Fiume Adige ha fatto tappa a San Giovanni Lupatoto
L’iniziativa di Legambiente per il Fiume Adige ha fatto tappa a San Giovanni Lupatoto

Quinta tappa a San Giovanni Lupatoto sul fiume Adige per l’equipaggio di Operazione Fiumi, la campagna di citizen science e ambientalismo scientifico di Legambiente Veneto realizzata grazie al supporto tecnico di ARPAV, con il contributo di COOP Alleanza 3.0, con il patrocinio dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po e dell’Autorità di Bacino Distrettuale delle Alpi Orientali e con il partner tecnico Strada Srl.

I parametri osservati in questa quarta edizione, oltre al batterio Escherichia coli – i batteri fecali che permettono di verificare lo stato di depurazione delle acque – sono il Glifosate e, novità per il 2024, i PFAS.

I primi dati disponibili dai campionamenti effettuati dai volontari di Legambiente nelle scorse settimane sono relativi alla presenza di batteri fecali, un parametro ricercato per verificare il livello di depurazione delle acque e la presenza di eventuali picchi di inquinamento dovuti a scarichi non autorizzati o sversamenti illegali.

La fotografia scattata da Legambiente non sostituisce i monitoraggi ufficiali ma si affianca alle indagini dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione dell’Ambiente che monitora con continuità i corsi d’acqua restituendo ogni anno un quadro completo dello stato di salute dei bacini idrografici della regione. Per quanto riguarda gli escherichia coli su 7 punti monitorati lungo l’asta del fiume, due campioni presentano valori superiori a 5000 MPN/100ml, limite consigliato allo scarico, a Zevio e nella foce a Rosolina.

Il punto di prelievo a Rosolina è dentro alla foce del fiume Adige, prima dello sbocco in mare, dove invece i parametri per la balneazione risultano entro i limiti.

L’opinione dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale

Lungo l’intero bacino idrografico del fiume Adige, nel 2023, secondo l’Agenzia regionale per la protezione Ambientale lo stato chimico risulta buono in tutti i corpi idrici monitorati ad eccezione di 3 casi (torrente Alpone e fiume Antanello) con superamenti dello standard di qualità della media annua del PFOS.

Una criticità che evidenzia quanto la presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sia ormai una costante in molti corsi d’acqua della nostra regione. Per quanto riguarda lo stato morfologico del bacino idrografico del fiume Adige, secondo Arpav emergono prevalentemente condizioni in stato Scadente o Moderato.

Una conferma che arriva anche dagli avvisi di criticità idrogeologica e idraulica emanati dalla Protezione Civile della Regione Veneto che interessano il fiume Adige dal mese di aprile.

“L’adige è sotto stress idrogeologico da oltre 70 giorni consecutivi – commenta Giulia Bacchiega, vicepresidente di Legambiente Veneto – e questa situazione ci preoccupa fortemente poiché se è vero che deriva dalle eccezionali precipitazioni a cui abbiamo assistito in questi mesi, è altrettanto evidente che questo perdurare dell’emergenza idraulica si intreccia con lo scadente stato di salute morfologica del fiume cioè la riduzione dello spazio vitale per lo scorrimento delle acque e la relativa riduzione della capacità di assorbire e far defluire le acque in caso di piena. E se il fiume esonda, è bene ricordarlo, queste acque contaminate da batteri fecali, pfas, pesticidi e altri inquinanti, finiscono nelle nostre strade, case, campi, orti e giardini. Per l’Adige occorre una maggiore attenzione del suo stato morfologico”.