Un miracolo. L’ennesimo. Perché quando c’è di mezzo l’Hellas, l’evento prodigioso è in agguato.
Il Verona vince a Salerno e con una giornata d’anticipo centra una salvezza che ha, assolutamente, del miracoloso. Franchezza vuole che ad inizio stagione la missione sembrava alla portata dei gialloblù.
Nuovo tecnico, quel Marco Baroni che aveva regalato la permanenza in A del Lecce, qualche buon innesto su una squadra che nella precedente stagione aveva vinto il drammatico spareggio con lo Spezia.
Le premesse per un’annata che potesse confermare i gialloblù nell’Olimpo della A c’erano tutte, svanite, cancellate, anche calpestate da un mercato invernale impensabile. I fatti sono incontrovertibili.
Al termine del girone d’andata il Verona aveva 14 punti in 19 giornate, era in terz’ultima posizione.
Al termine del mercato di gennaio, il Verona aveva ceduto Hien, Terracciano, Kallon, Faraoni, Hongla, Ngonge, Doig, Braaf, Djuric e Günter.
La salvezza sembrava impossibile. E invece è arrivata con un girone di ritorno da decimo posto assoluto, da cammino europeo.
I meriti sono tanti, di tutti, nessuno escluso, perchè una squadra è un gruppo, si vince e si perde tutti assieme. Ma è indubbio che nelle lodi non si possa alzare il volume per sottolineare la bravura dell’allenatore.
Marco Baroni ha compattato il gruppo, provato a scuotere un ambiente ormai rassegnato. Sempre con il suo modo di intendere il calcio. Perchè quella è stata la svolta.
Cambiare registro, abbandonare filosofie e chimere altrui, al limite morire ma con le proprie idee. Quelle che, alla fine, hanno cambiato il Verona, gli hanno dato una forma ben precisa. Baroni ha retto l’urto, non si è scomposto.
E’ rimasto saldo durante la tempesta e quando le acque si sono calmate ha plasmato la sua squadra. Se Baroni ha lavorato bene è perchè qualcuno gli ha concesso fiducia, gli ha permesso di andare avanti con la giusta serenità.
Accostare il nome di Baroni a quello del direttore sportivo Sean Sogliano è automatico.
Uno ha sorretto l’altro, entrambi si sono rafforzati con l’aiuto dell’altro, un binomio diventato partita dopo partita, giorno dopo giorno, inscindibile.
Ma nell’applauso finale non si possono dimenticare i tifosi, la grande passione, la fede che accompagna il Verona alla sua città, alla sua gente.
La contestazione al presidente Setti è stata forte ma non ha scalfito la squadra, sempre accompagnata dall’entusiasmo, dall’amore verso i colori gialloblù. Giocare le ultime tre partite al Bentegodi al cospetto di quasi trentamila spettatori ha avuto una sua influenza, un suo peso.
Un legame così forte tra la città e la sua squadra è difficile da trovare, è uno dei grandi segreti perchè fare calcio in riva all’Adige non è certamente facile ma porta quell’entusiasmo, quell’amore per il proprio lavoro che spinge molti tra giocatori e tecnici a ricordare per sempre l’esperienza gialloblù.
Il Verona e la sua gente anche la prossima annata giocherà in serie A
E sarà un’altra stagione ricca di sofferenze, di cadute rovinose e risalite repentine. Il destino dell’Hellas è questo. Ma è bellissimo così.
Mauro Baroncini