La Virtus Verona precipita sempre più giù. La sconfitta di Lumezzane certifica il momento, sportivamente, difficile che sta attraversando la società di Borgo Venezia. L’anno scorso, di questi tempi, si assisteva alla scalata dei rossoblù, capaci di conquistare i playoff, eliminare in gara secca prima il Novara e poi, addirittura, il Padova ed essere sconfitti agli ottavi dal Pescara di Zeman. Una Virtus che faceva sognare e che si era, giustamente, conquistata il titolo di seconda realtà calcistica cittadina. E tutto faceva sperare di poter ripetere quella bella avventura. Un girone di andata importante ma il ritorno da incubo. Rossoblù usciti decisamente dalla zona playoff e ora attenti solo a racimolare di qui alla fine del campionato quel paio di punti necessari per brindare, almeno, alla salvezza. Il cammino della Virtus Verona è oltremodo deficitario. 12 i punti raccolti in 14 giornate, due sole vittorie, contro il fanalino di coda Alessandria e al Gavagnin al cospetto dell’Arzignano Valchiampo ma un solo punto nelle ultime cinque gare giocate, ha fatto meglio anche l’Alessandria con i grigi che in quattro partite hanno racimolato tre punti. Insomma una lenta discesa negli inferi e il match alle porte contro il Renate che in queste ore ha cambiato guida tecnica, via Colombo, panchina affidata all’ex allenatore della Primavera Hellas Massimo Pavanel, che sa di autentico spareggio in chiave salvezza. Ma cosa è accaduto alla Virtus Verona? Da cosa dipende la crisi dei rossoblù? Certamente è una questione tecnica. Innanzi tutto una serie incredibili di infortuni, dal colombiano Ceter, all’argentino Gomez, per finire a Zarpellon per parlare dei giocatori ancora ai box. Il mercato invernale in uscita è stato importante. Se ne è andato Casarotto, la principale bocca da fuoco, ma c’è da dire che l’esplosiva punta vicentina, ceduta ai liguri dell’Entella, si era infortunata e non avrebbe potuto giocare la seconda parte di stagione. In difesa pesa l’addio a Faedo con il ragazzo di Montecchia di Crosara passato al Padova. Ma non è, certamente, sufficiente per spiegare questa inversione di marcia. Nelle conferenze stampa sia del pre partita che nei dopo gara non traspare nulla ma non può non incidere in casa Virtus Verona le vicende extrasportive che riguardano il presidente-allenatore Gigi Fresco. Il gup Carola Musio a metà marzo ha, infatti, rinviato a giudizio Fresco. Truffa ai danni dello Stato, turbata libertà degli incanti, falso e auto riciclaggio le accuse che il pm Maria Diletta Schiaffino contesta al patron della Virtus Verona. Un’indagine complessa che riguardava i bandi per l’accoglienza (oltre 700 i profughi assistiti) iniziata con la verifica della ragione sociale della Virtusvecomp presente nel registro imprese dal 2011 e con oggetto sociale “l’esercizio di attività sportive e attività ad essa connesse e strumentali”. L’impianto accusatorio si basa proprio sull'”uso disinvolto dell’oggetto sociale” che ha consentito la partecipazione ai bandi da parte della società di Borgo Venezia e il successivo accesso ai fondi per l’accoglienza. Una brutta storia che non può che incidere non solo sul volto della Virtus ma anche, forse e probabilmente, sul rendimento della squadra. La speranza è tornare a fare punti con il Renate e poi chiudere con successo la vicenda giudiziaria.
Mauro Baroncini