“L’ho incontrata a Buenos Aires, la prima volta. Doveva essere il ’90 o il ’91. Era morta da quasi quarant’anni ma era ovunque, era una presenza. Ed era viva. Non solo nell’immaginario argentino, di più, nell’anima stessa di quel paese, un paese di immigrati, di orfani, di meticci che in Evita, la “bastarda”, la paria, senza padre né istruzione, enfatica e sentimentale, trovò la Madre. Lontana, perduta, come una Patria. Da allora Eva Perón è diventata un’ossessione ingovernabile. Un personaggio la cui cifra era la dismisura. Dell’amore e dell’odio. Ma io non volevo amarla, neppure odiarla. Però l’oggettività, presunta, va lasciata alle biografie, mentre i romanzi sono per loro natura infedeli, parziali e partigiani”.
Domani alle 18,alla Feltrinelli diVerona, Iaia Caputo presenta il suo libro, “La versione di Eva”, che parla di Evita Peron. Assieme all’autrice, la giornalista Chiara Tosi.