25 anni fa la Vecchia Signora toccava l’apice della sua storia. Champions League e Coppa Intercontinentale nello stesso memorabile anno: il 1996 iscrive così la Juventus di Marcello Lippi nell’albo delle squadre leggendarie. Nella capitale giapponese, infatti, i bianconeri si impongono di misura contro il River Plate, trascinati da una prodezza di Pinturicchio.
I CONTENDENTI
La trentacinquesima edizione della Coppa Intercontinentale, il trofeo riservato alle squadre vincitrici della Champions League e della Coppa Libertadores, vide fronteggiarsi la Juventus, in virtù del successo ai rigori contro i lancieri dell’Aiax, e il River Plate di Ramon Angel Diaz.
È il 26 novembre 1996 e mentre l’Italia apre gli occhi sul giorno che nasce, in Giappone già si accendono le luci della sera. A Tokyo, Del Piero e compagni iniziano il riscaldamento sul campo dello Stadio Olimpico.
LO STORYTELLING
A raccontare il tutto, oltre agli speaker delle radio in collegamento con l’Italia, Ciro Ferrara, che per l’occasione si trova sul campo in prima linea, a registrare il dietro le quinte per “8 mm”, programma televisivo dell’epoca in onda su Italia 1 condotto da Paolo Calissano e Claudia Rossi.
HIGHLIGHTS
Ritornando al calcio giocato, Lippi schiera i suoi bianconeri con la massima valorizzazione del talento. Da Vialli e Ravanelli, passando per Del Piero e Boksic. Dietro Torricelli, Porrini, Ferrara e Montero fanno ottima guardia a Peruzzi, Di Livio macina la fascia, Jugovic e Deschamps a fare muro in mezzo al campo. A Zidane il compito di inventare a ridosso delle punte.
La prima frazione di gioco scorre via senza particolari acuti da ambo le parti. La ripresa invece vede per la prima volta gli argentini affacciarsi minacciosamente nell’area juventina, con Ortega che centra la traversa sullo 0-0 in occasione dell’unica conclusione degli argentini fino a quel momento.
ZONA CESARINI
Mancano meno di dieci minuti al novantesimo, con lo spettro dei tempi supplementari. Scocca il 36°, corner a favore della Juve. Calcia Di Livio, il pallone spiove in area dove Boksic la spizza di testa, prolungando la traiettoria. La palla si impenna e raggiunge Del Piero, appostato sul secondo palo. Pinturicchio addomestica la sfera educatamente spalle alla porta, si gira fulmineo e incrocia con una rasoiata di destro in diagonale sul palo lontano. Bonano non può nulla e osserva la sfera gonfiare la rete proprio lì, sotto al sette. È l’apoteosi. A quel punto la Vecchia Signora è sul tetto del mondo, possono partire i doppi festeggiamenti, in termini di fuso orario, sull’asse Giappone – Italia.