Dopo l’approvazione da parte del Comune di Verona della pianificazione della Marangona, con il voto contrario dell’assessore Bertucco e con la scia di polemiche con Veronapolis, la battagliera associazione ambientalistica guidata da Giorgio Massignan, che teme anche la lottizzazione del Nassar a Parona, chiediamoci: da dove derivano questi toponimi?
Marangona, significato e curiosità
Innanzitutto, va detto subito che la campana minore della torre dei Lamberti, la cosiddetta Marangona, che, nel passato, avvisava in caso di incendi e scandiva le ore della giornata lavorativa, non c’entra nulla. Il termine dialettale veneto “marangon” significa falegname e, per quanto riguarda l’area della pianificazione , potrebbe fare riferimento a una bottega di falegname, magari con deposito di legname. Ma perché il femminile?
La risposta si può trovare nel volume di Giovanni Rapelli (compianto studioso cittadino) “Prontuario toponomastico del comune di Verona”. Rapelli non spiega il termine “Marangona”, ma il toponimo “Menegone”, area a nord del policlinico di Borgo Roma quindi non distante dalla zona della Marangona: “Trae il nome da un appezzamento di terreno di proprietà di un tale Domenicone, Menicone.
Il plurale femminile verrebbe dall’aver sottinteso “case rurali”, pezze di terra, come accade per i toponimi Golosine, Forette, Sasse, Tartaglie”. Dunque, Marangona, essendo un nome femminile singolare, potrebbe essere il toponimo di una singola pezza di terra o di una sola casa rurale di un falegname.
Del resto, anche se l’area della Marangona attuale, di proprietà del Consorzio Zai, è di un milione e mezzo di metri quadrati a sud est di Verona, compresa tra l’autostrada A4 e le linee ferroviarie Bologna Verona e Verona Mantova, se andiamo a spulciare la carta topografica della zona, il nome si riferisce a una sola parte dell’area. Qui troviamo altri toponimi: Corte Alberti, chiaramente riferita a una corte rurale tra i campi, Monsua, Comota, Trezze, anche questi nomi femminili, probabilmente riferiti ad altre pezze o case rurali. Sul passato agricolo di queste aree non ci sono dubbi.
Nassar, significato e curiosità
Per quanto riguarda invece il termine “Nassar” vi sono due ipotesi: dalla radice tedesca nat poi diventato nass, che significa umido, bagnato inondato: il terreno, del resto, si estende sulla riva dell’ Adige dopo il cimitero di Parona e la strada del Brennero, in una area di esondazione.
Ma, in quella che resta l’opera più importante sulla “Toponomastica veneta”, scritta da Dante Olivieri, “Nassar”, testimoniato anche in altre località del Veneto, indicherebbe la pianta, nel passato, diffusa in questa area agricola il nasso, nas cioè il taxus baccata, il tasso, una conifera peraltro conosciuta come l’albero della morte, usata per lo più come siepe ornamentale.
Cresce in terreni umidi e questo spiegherebbe la sua presenza vicino all’Adige e, in tema di morte, la vicinanza con il cimitero di Parona. Emma Cerpelloni