La teoria della parentela mediatica Si instaura tra il pubblico e un personaggio televisivo, come nel caso di Costanzo

Cos’è la parentela? Un vincolo, socialmente riconosciuto, relativo a un rapporto di discendenza o, in senso più largo, di affinità. La parentela sostanzialmente si compone di gradi, che possono essere in linea retta o in linea collaterale. Dove, nella linea retta si computano altrettanti gradi quante sono le generazioni, escluso lo stipite. Mentre nella linea collaterale i gradi si computano dalle generazioni, salendo da uno dei parenti sino allo stipite comune e da questo discendendo all’altro parente, sempre restando escluso lo stipite. C’è poi una sorta di altra parentela citata da una teoria sociologica che si riferisce alla “parentela mediatica” del mass-mediologo Marshall McLuhan. Secondo la quale “tra il pubblico e chi è stato a lungo (o è ancora) protagonista in televisione, si stabilisce un grado di parentela”. Figure professionali molto note, con il quale il pubblico instaura un legame emotivo simile a quello che si crea con un parente. E’ quello che si nota esser accaduto tra il giornalista recentemente mancato e milioni di persone. Tantissimi romani, e non solo, hanno fatto ore di file per rendergli omaggio alla camera ardente del Campidoglio e salutarlo per l’ultima volta ai funerali. In questi giorni la maggior parte delle reti televisive ha omaggiato la scomparsa di Costanzo e la sua morte è diventata argomento di discussione e dispiacere tra i colleghi che l’hanno affiancato, ma anche tra la gente più comune che non l’ha mai conosciuto direttamente. Verrebbe quasi da pensare che con il personaggio (e la persona) talvolta muoia anche un po’ il suo pubblico. Del resto proviamo a pensare in quante case, con i suoi programmi è arrivato Costanzo. Quante serate e quante domeniche ha trascorso nei salotti dei più e probabilmente poco ha importato che di mezzo ci fosse uno schermo. La sua immagine, la sua voce, sono divenute pian piano nel tempo familiari. Un parente mediatico che forse è stato in grado di intrattenerci e accompagnarci per molti anni di vita con maggiore frequenza di un con-sanguinio. Riuscendo ad essere con le sue trasmissioni più “presente” di uno zio, di un cugino, di un vicino di casa… E quindi vien da sé che in questi giorni molti si sentano un po’ orfani della sua scomparsa.

Sara Rosa, psicologa e psicoterapeuta