La tegola del superbonus Il provvedimento presentato dal ministro dell’Economia Giorgetti elimina ogni possibilità di ricorrere ai cosiddetti “sconti in fattura” e cessioni del credito. Per il presidente dell’Ordine degli Architetti di Verona, Faustini: “L’operazione appare azzardata”

Il Governo dice stop al Superbonus perché i conti pubblici sono in pericolo, ma i professionisti del settore non sono d’accordo e temono il contraccolpo nell’edilizia..
Dicono infatti gli architetti: “Il nuovo decreto-legge sul Superbonus è un’altra tegola per le famiglie e la filiera dell’edilizia. Il provvedimento presentato martedì dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti elimina ogni possibilità di ricorrere ai cosiddetti “sconti in fattura” e “cessione del credito” e cancella la possibilità di fare correzioni ai piani dei lavori fino al 15 ottobre 2024. In precedenza, era previsto che per i lavori non ancora ultimati si potessero compiere variazioni ai piani con il pagamento di sanzioni limitate. Ancora una volta, senza alcun confronto con la rappresentanza della filiera delle costruzioni, sono state prese decisioni che modificano le “regole del gioco” a partita in corso.
L’operazione appare tanto più azzardata – commenta Matteo Faustini, presidente dell’Ordine degli architetti – se si considerano le motivazioni addotte come giustificativo basate su dati parziali e prive di una più ampia valutazione complessiva. Dalla sua conversione in Legge il Superbonus 110% ed il meccanismo di cessione del credito sono stati modificati oltre venti volte a cui si aggiungono ulteriori cambiamenti di rango secondario. Una confusione che imprese, professionisti e lavoratori pagheranno salata. L’edilizia e i committenti sono ormai al collasso ed in crisi di liquidità per aver utilizzato, in maniera corretta, le regole emanate dallo Stato che improvvisamente, di contro, si è “rimangiato” la parola data rendendo impossibile la cessione dei crediti ed il prosieguo dei lavori”.
“Le decisioni sono state assunte, senza minimamente occuparsi né di risolvere il vero tema, quello dei crediti bloccati, pongono una pietra tombale sul superbonus 110% favorendo esclusivamente i ceti con maggiore capienza fiscale e mettono a rischio gli impegni assunti dalle famiglie per il miglioramento delle loro abitazioni. Per non parlare poi degli effetti sulla riqualificazione degli edifici pubblici e privati delle Rsa, che indipendentemente dalla proprietà svolgono per legge un servizio pubblico. Come sempre andiamo a penalizzare le persone più fragili. Non ultimo, aumenteranno i contenziosi, tra le imprese, i cittadini e i professionisti, “una guerra dei poveri”.
I professionisti che hanno garantito trasparenza e correttezza, spesso assumendosi responsabilità che non gli competevano e che si sono ritrovati in balia di richieste sempre più astruse e contraddittorie, si ritrovano, dopo queste ultime modifiche, a non poter più operare e tantomeno a concorrere al raggiungimento degli obiettivi di risparmio e di autonomia energetica che, almeno a parole, il Governo ha sempre dichiarato di voler perseguire.
Il numero di cantieri aperti potrebbe diminuire del 30% nel 2024. Il rallentamento del mercato edile potrebbe indurre una riduzione di 100mila posti di lavoro nel settore entro l’anno e una contrazione del Pil fino a 0,4 punti percentuali.
“Il Superbonus – conclude Faustini – aveva incentivato la riqualificazione energetica degli edifici, con conseguenti benefici in termini di risparmio energetico e riduzione delle emissioni di CO2. Chi ha bassi redditi non potrà più farlo”.