La moda? Avvelena il clima. In termini di emissioni di anidride carbonica, più dell’industria aeronautica e navale messe insieme. «Anche il consumatore, però, ha la sua responsabilità: considerando il ciclo di vita di un capo, in termini di emissioni prodotte noi incidiamo per più del 20 per cento. E quando parliamo di più di due miliardi di CO2 emesse in un anno dalla filiera dell’abbigliamento, questo non è cosa da poco». Parola di Arianna De Biasi, fondatrice di Dress ECOde, progetto di informazione e consulenza sulla moda sostenibile, ospite a Verona di un evento organizzato dalla Fondazione Fevoss Santa Toscana, con il suo Bazar Solidale e la sua Sartoria Fili di Bene: «La svolta sostenibile? Comincia nell’armadio», il titolo dell’evento, pensato per scoprire come semplicemente avendo cura dei nostri capi e scegliendoli in maniera responsabile ognuno di noi possa salvare il pianeta, riducendo l’impatto negativo su persone e ambiente.
Il primo momento in cui come consumatori possiamo fare la differenza è la fase di acquisto. Negli ultimi due decenni è raddoppiata la quantità di capi acquistati nel mondo, la maggior parte dei quali, non molto tempo dopo, finisce in discarica. «Dovremmo pensare a un consumo più lento e più consapevole», prosegue De Biasi, «prendendo in considerazione anche circuiti di economia circolare, di noleggio, di usato, oppure provare a riparare ciò che già abbiamo. Altro consiglio», prosegue la consulente, «è cercare di rimanere impermeabili al bombardamento da parte delle aziende di fast fashion, lavorando per trovare un nostro stile e capire cosa ci sta meglio», in modo da non lasciare nell’armadio o disfarci subito di quanto acquistato.
Ma come fare? Ci viene incontro l’armocromia, l’analisi del colore, che consente di identificare le palette che valorizzano ogni fototipo. «Basta osservare le vene che abbiamo all’interno del polso», ha spiegato Sara Rossi, trainer d’immagine nota come Sara Be Good. «Chi ha colorazioni delle venature più tendenti al violaceo, appartiene alle categorie fredde: oro bianco e argento sono i suoi alleati. Chi ha venature verdi, appartiene invece a un sottotono più caldo: oro o bronzo sono colori valorizzanti. Chi ha pelle molto chiara, capello scuro e occhio chiaro, starà bene con colorazioni molto intense, come il fluo. Chi ha pelle, occhi e capelli con contrasto basso, punti su colori più soft, dal cipria ai pastello». Consigli che, insieme all’analisi della body shape, la forma del corpo, ci aiuta a scegliere i modelli di abiti che di donano di più.
Ma una volta scelti gli abiti giusti, come possiamo fare per mantenerli e lavarli rispettando l’ambiente? «Dobbiamo scegliere un detersivo liquido o in polvere a seconda del capo: se è più delicato meglio che sia liquido, così è già efficace a basse temperature», ricorda Sara Alberghini, esperta di detergenza e cosmesi ecocompatibile, nelle vesti di Mammachimica. Che lancia l’altolà sui detersivi fai da te, un trend che spopola sul web. «Se cercate una “ricetta” online, fate attenzione: per essere green non basta mescolare ingredienti che abbiamo in cucina. Se non lavano, toccherà poi rilavarli, consumando altra acqua ed energia elettrica». Bicarbonato e aceto fanno al caso nostro per fare il bucato? «Purtroppo no: fanno tanto “eco”, è vero, ma non puliscono e in lavatrice non servono a nulla. Meglio affidarsi a un fai da te scientifico per trovare gli ingredienti giusti».
L’alternativa sostenibile è anche rivolgersi ai circuiti di second-hand, settore in cui opera il Bazar Solidale della Fondazione Fevoss Santa Toscana.
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