Il vaccino antinfluenzale è messo gratuitamente a disposizione dal Servizio sanitario nazionale per tutta la popolazione sopra i 65 anni, i bambini dai 6 mesi ai 6 anni, e le categorie a rischio, come medici e operatori socio-sanitari. A causa della pandemia il limite di età è stato abbassato a 60 anni. Tuttavia solo una percentuale limitata della popolazione accetta di essere vaccinata contro l’influenza stagionale: il vaccino, lo dicono tutti i medici, potrebbe attenuare l’impatto del Covid. Quest’inverno la vaccinazione antinfluenzale ha una particolare rilevanza: la sovrapposizione dell’influenza alla pandemia potrebbe sovraccaricare i servizi sanitari. Doxa, con un gruppo di ricercatori dell’Università Statale di Milano guidato da Carlo La Vecchia, ha svolto un’indagine rappresentativa a livello nazionale sugli atteggiamenti nei confronti della vaccinazione antinfluenzale e di un potenziale vaccino contro il Coronavirus nella popolazione italiana. Nelle indagini settimanali regolarmente condotte da Doxa sono state incluse cinque domande sul vaccino anti influenzale e un potenziale vaccino contro la pandemia. Agli intervistati sono state poste domande sull’uso regolare annuale del vaccino antinfluenzale, sulla somministrazione nell’inverno precedente, in merito ai consigli sul vaccino da parte del medico di famiglia, gli atteggiamenti nei confronti dell’influenza e di un potenziale vaccino anti-Covid. L’indagine si è svolta dal 16 al 28 settembre e si è basata su un campione di 1055 individui, rappresentativi della popolazione di età compresa tra 15 e 85 anni in termini di sesso, età, area geografica e stato. In Italia, il 21,2% dei soggetti ha riferito di sottoporsi regolarmente a vaccinazione antinfluenzale, il 6,4% solo alcuni anni e il 72,4% mai. La percentuale di utilizzatori di vaccini antinfluenzali era più alta nelle donne (23,1%) e in particolare nella popolazione di 55 anni e oltre (41,9%). Questi risultati stati confermati, come domanda di convalida, dalla percentuale di soggetti che hanno riportato di aver effettuato il vaccino antinfluenzale lo scorso anno, il 24,4% nella popolazione generale e il 47,6% in quella di 55 anni e oltre. Circa un terzo degli intervistati ha riferito di avere ricevuto in passato dal proprio medico di famiglia la raccomandazione di vaccinarsi contro l’influenza. Circa il 40% della popolazione ha riferito l’intenzione di vaccinarsi contro l’influenza il prossimo inverno (21,7% certamente, 19,1% probabilmente), e la proporzione sale a circa il 60% (41,3% certamente, 17,5% probabilmente) a 55 anni e oltre. Un potenziale vaccino anti-Corona sarebbe accettato dal 54% della popolazione (20,4% certamente, 33,3% probabilmente) e la proporzione di accettazione sale al 58,2% (29,8% sicuramente) sopra i 55 anni. Le proporzioni di accettazione del vaccino sono leggermente più alte nelle donne che negli uomini, mentre non sono state riscontrate differenze sostanziali tra le diverse aree geografiche italiane. L’indagine indica quindi che, anche se l’atteggiamento nei confronti della vaccinazione antinfluenzale tende a essere quest’anno più favorevole rispetto al passato, la grande maggioranza (oltre il 60%) della popolazione e oltre il 40% dei soggetti dai 55 anni in su non intende comunque effettuarla. Attualmente, solo il 50% circa della popolazione ha un atteggiamento favorevole verso un potenziale vaccino contro l’epide-mia. C’è poi un altro dato da evidenziare. Nonostante la pandemia, quest’anno le dosi di vaccino antinfluenzale a disposizione delle farmacie saranno insufficienti. A denunciarlo sono stati gli stessi farmacisti. Le Regioni hanno acquistato la stragrande maggioranza delle dosi, ma nonostante ciò la Fondazione Gimbe ha calcolato che solo il 75% degli eventi diritto potranno usufruirne. Un problema che però, alla luce dei sondaggi, potrebbe non influire sull’effettiva somministrazione delle dosi.