Se c’è una parola che in questo momento storico ha iniziato a circolare con più frequenza sulla bocca di tutti è di certo sostenibilità. Di certo non un termine nuovo e, per quanto mi riguarda, è un bene che se ne senta sempre più parlare. Ma a essere sinceri, bisogna ammettere che questo concetto si porta dietro un equivoco di fondo: molti credono che essere sostenibili voglia dire “essere green”. Faccio un passo indietro. Perché parlo qui di sostenibilità? Perché oggi le imprese non possono prescindere dall’intraprendere un percorso verso una gestione sostenibile, altrimenti il rischio è disperdere – invece che valorizzare – il proprio valore nel lungo periodo. E qui torno sul concetto di “sostenibilità = green”: essere sostenibili, anche come aziende, significa dar vita a un modello di business rispettoso dell’ambiente, delle persone, della società, oltre che essere etico dal punto di vista economico-finanziario. È un approccio strategico olistico, che va oltre l’essere solo green: il mercato ci chiede, e ci chiederà sempre più in modo incisivo, di avere le caratteristiche di sostenibilità che anche l’Unione Europea ha definito, ovvero considerare ambiente, governance, ambito sociale ed economico come cardini della vision aziendale. È il concetto di sostenibilità integrata.
La sostenibilità intesa in questo senso non riguarda solo le grandi aziende o le multinazionali, ma coinvolge tutte le PMI che sempre più fanno parte di una filiera internazionale e che lavorano per altre aziende che a breve chiederanno una certificazione sulla sostenibilità stessa. Anche per le PMI quindi questo approccio diventa un aspetto imprescindibile per generare valore futuro e deve essere condiviso in modo coordinato da tutto il sistema-azienda. Ma ancora prima di questo, la sostenibilità integrata dev’essere una presa di consapevolezza strategica del board.
Un’ultima riflessione: sostenibilità fa rima – non solo linguisticamente – con autenticità. Comunicare all’esterno e all’interno di essere sostenibili come azienda, anche fosse solo in parte, non è un espediente né una moda da cavalcare. Questo si chiama greenwashing. Il fatto di dover garantire della documentazione che attesti ciò che si promette è solo un aspetto. Intendo dire che oggi le persone – preferisco chiamarle così piuttosto che consumatori – hanno a disposizione tutti i mezzi per svelare le incoerenze tra comunicazione e realtà dei fatti, e anche per trasformare una bugia in un boomerang pericolosissimo, a cominciare dal tam tam sui social media.
Oggi – non domani, oggi – pensare in termini di sostenibilità integrata come imprese non è più una scelta, ma una necessità. Il mondo va in una direzione precisa e le aziende devono decidere se essere parte della soluzione o del problema. Ma se ancora non siete pronti per dire che la vostra azienda, i vostri prodotti e i vostri servizi sono sostenibili, non ditelo! Vi do un consiglio: piuttosto comunicate all’esterno che avete iniziato un percorso o che vi state facendo aiutare da un consulente, magari specificando gli obiettivi che vi siete prefissati. Essere chiari e sinceri in questo vi permetterà di non essere percepiti come quelli che di punto in bianco sono diventati sostenibili quando davvero lo sarete, e nel frattempo coinvolgerete i vostri clienti nel percorso che state facendo.
Se pensate di aver bisogno di un supporto strategico che vi accompagni e vi consigli sul tema della sostenibilità integrata, potete scrivere a tiziana@cassiopeaweb.com o contattarmi al 347 1513537.
Tiziana Recchia
Fondatrice, titolare e amministratrice di Cassiopea. Da oltre 25 anni è business e life coach, si occupa di formazione e supporta le aziende nei momenti di cambiamento. Collabora con la redazione de “La Cronaca” per portare il suo punto di vista esperto nel mondo del business.