“Guarda più lontano, guarda più in alto, guarda più avanti e vedrai una via” diceva Robert Baden-Powell, fondatore del movimento scout che festeggia, in questo mese di maggio, i cento anni di presenza a Verona e provincia. La cornice dell’Arena ha segnato il momento focale delle commemorazioni raccogliendo le testimonianze corali di un’esperienza fondata sul volontariato, sull’amore per la natura, sulla comunità, sull’essenzialità e sull’imparare facendo. Il movimento ha conosciuto il suo esordio a inizio Novecento grazie al volume “Aids to Scouting” scritto da Baden Powell e considerato la base del suo metodo educativo. Fondato su “abilità manuale, formazione del carattere, salute e forza fisica, servizio al prossimo” lo scautismo invita alla dimensione sociale e alla ricerca del vero senso della vita per educare persone capaci di “lasciare il mondo un po’ migliore di come lo hanno trovato”. Dopo la prima sperimentazione nel Regno Unito il progetto si diffonde velocemente in ogni continente e, nella clandestinità, riesce a superare anche il periodo delle guerre. Con oltre quaranta milioni di iscritte e iscritti, lo scautismo è considerato oggi la più grande e diffusa associazione internazionale di educazione non formale. Secondo i valori delineati dal fondatore e grazie a una formazione integrale della persona, l’esperienza scout apre alla condivisione, all’esplorazione di nuovi orizzonti, all’avventura, alla vita all’aperto. Tante le icone che uniscono questa grande Comunità internazionale: i segni identitari, l’uniforme, il fazzolettone, i colori del gruppo, una legge comune, un saluto. Giglio e trifoglio sono gli emblemi dello scautismo (la componente maschile) e del guidismo (la componente femminile). Le loro estremità rappresentano visivamente i tre elementi della “promessa” (dovere, aiuto e osservanza della legge) e segnano l’occasione nella quale, dopo un periodo iniziale di scoperta, si dichiara la propria fedeltà ai valori del movimento. Invece, le due stelle (verità e conoscenza), con le loro dieci punte, ricordano gli articoli della “legge”, propositi positivi ai quali ispirarsi. Mentre la sagoma del giglio, come l’ago di una bussola, incita a guardare in alto e verso la giusta direzione, il trifoglio dorato su sfondo blu ricorda il sole che splende nel cielo. Questa precisa simbologia è spesso accompagnata dal “nodo piano” richiamo al legame di fratellanza/sorellanza che unisce scout e guide del mondo e presente anche nel logo celebrativo di questo anniversario veronese. Il momento della “promessa” è accompagnato dalla consegna del “fazzolettone” originariamente immaginato come strumento di protezione dal sole o dal freddo, come benda di emergenza o corda, come strumento di segnalazione. Nello spirito comunitario perfino l’abbigliamento è rappresentativo e concepito con indumenti versatili e pratici. L’uniforme scout, elemento di stile e riconoscimento, supera nel tempo le mode e si propone di scavalcare divisioni religiose, etniche e sociali. Composta da una camicia arrotolata in segno di laboriosità, pantaloni comodi, un cappellone per ripararsi dalla pioggia e dal sole, una cintura che, all’occorrenza può diventare una corda o una fascia, calze resistenti e scarpe pesanti per camminare su ogni terreno, diventa strumento per annullare le differenze e spingere sempre più verso l’appartenenza a una Comunità globale. La camicia scout è uguale per tutte e tutti ma pure rispettosa delle specificità grazie ai numerosi distintivi individuali che identificano il gruppo di appartenenza, le specialità raggiunte e i brevetti acquisiti. Anche salutarsi nello scautismo ha valore emblematico e ricco di contenuti. Nel saluto si portano in alto le tre dita di mezzo della mano destra (per indicare ricerca, disponibilità e desiderio di mettersi in discussione) e si posa il pollice sul mignolo a segnalare la protezione verso chi è più debole.
Chiara Antonioli