Autrice, giornalista professionista e project generator, generatrice di idee. La veronese Anna Martellato, il cui romanzo d’esordio “La Prima Ora del Giorno” è uscito nel 2018 per Giunti Editore, racconta cosa significa per lei scrivere storie. E a settembre è in arrivo il suo secondo libro.
Com’è nata la tua passione?
“Dopo essermi laureata in Editoria e Giornalismo, non sapevo cosa avrei fatto nella vita. Inizialmente pensavo di buttarmi sugli eventi, non avevo le idee chiare. La scrittura è una cosa che ho coltivato fin da piccola e mi è sempre piaciuta. A 15 anni scrivevo dei brevi racconti, ma erano cose che rimanevano chiuse in un cassetto. Poi un po’ per caso è arrivato il giornalismo, dopo aver fatto lo stage in un ufficio stampa”.
Cosa vuol dire diventare scrittrice?
“Per me era una cosa talmente grande che non la prendevo nemmeno in considerazione, non lo pensavo realizzabile. Tutt’ora non lo vedo come unico mestiere, vivere solo di scrittura è un po’ come una chimera, ma forse neanche lo vorrei. Ho scoperto che essere libera professionista e giornalista, lavorare con le aziende, mi riempie di stimoli, dai quali poi arrivano molte idee per i miei libri”.
Parlaci del tuo romanzo d’esordio, “La Prima Ora del Giorno”.
“Si ispira a una storia di famiglia, in particolare a mia nonna che è nata a Rodi. Lei ci raccontava sempre con grande passione episodi della sua vita in Grecia durante la Seconda guerra mondiale. Quando se n’è andata mi sono detta che queste storie non dovevano sparire piano piano nel tempo insieme a lei, così le ho trascritte in un romanzo su doppio binario: quello del presente che va a toccare temi di attualità come i giovani, il lavoro, la maternità e quello del passato nelle vesti della nonna anziana e fragile, ma con una grande forza interiore che racconta alla nipote la storia di quando era piccola, tramandandole un segreto”.
Consigli per chi si affaccia al mondo dell’editoria?
“Per una buona pratica non c’è niente di meglio che una buona teoria. Io stessa, nonostante università e scrittura nei quotidiani, avevo già provato a scrivere una storia sul tema del lavoro, ma l’editore mi disse che c’erano già altri romanzi che ne parlavano. Quindi decisi di frequentare un master in tecniche della narrazione a Rovigo. Ci sono delle tecniche fondamentali che una volta apprese ti possono aiutare, dopo il resto viene da te. Il secondo consiglio è: scrivete come se non doveste pubblicare. Non affezionatevi troppo alla copertina o al titolo, io stessa l’ho dovuto cambiare perché c’era un’autrice australiana che da lì a poco faceva uscire in Italia il suo libro con un titolo uguale al mio. Spesso quello che ci vuole è un insieme di tanti fattori, tra cui anche la fortuna di trovarsi al momento giusto al posto giusto”.
Sogno nel cassetto?
“Continuare a scrivere, dedicare sempre più spazio alla scrittura e alla lettura. Poi non mi dispiacerebbe che da qualche mio libro un giorno ne ricavassero un buon film, perché quando scrivo nella mia testa me li immagino già prendere forma. Soprattutto il secondo che sta per uscire, ambientato sul lago di Garda”.
Jacopo Segalotto