La scuola “riscopre” musica e canto. Le raccomandazioni del Ministero "Sono attività consentite nel rispetto di ogni restrizione già conosciuta: distanza, igiene, pulizia degli strumenti, eccetera"

Il professor Andrea Crisanti dell’Università di Padova era stato chiaro: “In un coro una persona può infettarne 5. Se le misure sono seguite correttamente mi preoccupa meno la riapertura delle scuole rispetto alle aziende. Ma a scuola il canto andrebbe evitato”. Un concetto, questo, che aveva gettato nel panico insegnanti e genitori in vista della ritorno in aula degli studenti dopo mesi di lockdown a causa dell’emergenza Coronavirus. Ma, al momento, le lezioni di musica, canto e ballo sono salve. L’importante è infatti seguire alcune precauzioni che sono state indicate in una circolare emessa qualche giorno fa dal Ministero dell’Istruzione sulla base delle indicazioni del Comitato tecnico scientifico in materia. Parola d’ordine: rispettare sempre la distanza di sicurezza.

, si legge nella nota, firmata del direttore generale, Maria Assunta Palermo, “in caso di utilizzo di strumenti a fiato la distanza interpersonale minima sarà di 1,5 metri; per il docente la distanza minima con la prima fila degli studenti che utilizzano tali strumenti dovra’ essere di 2 metri. Le distanze possono essere ridotte solo ricorrendo a barriere fisiche, anche mobili, adeguate a prevenire il contagio tramite droplet”.

Per gli ottoni, “ogni postazione dovrà essere provvista di una vaschetta per la raccolta della condensa, contenente liquido disinfettante”. Per quanto riguarda la questione coro, si specifica che “i componenti dovranno mantenere una distanza interpersonale laterale di almeno 1 metro e almeno 2 metri tra le eventuali file del coro e dagli altri soggetti presenti sul palco. Tali distanze possono essere ridotte solo ricorrendo a barriere fisiche, anche mobili, adeguate a prevenire il contagio tramite droplet”.
Il docente potrà effettuare la lezione senza mascherina qualora sia possibile mantenere la distanza di almeno due metri dagli alunni.Infine, agli studenti si raccomanda di evitare il contatto fisico, l’uso promiscuo di ogni ausilio (microfono, leggìo, spartito, plettro, etc…) e lo scambio degli strumenti musicali che, al termine di ogni lezione, dovranno, come di consueto, essere accuratamente puliti e riposti nelle apposite custodie.
Si consiglia, infine, agli insegnanti di svolgere questo tipo di lezione all’aperto, laddove è possibile, mentre se è obbligata la presenza in spazi chiusi, si ricorda di avere un occhio di riguardo alla cura dell’igiene ambientale, che sarà ancora più accurata in considerazione della peculiarità dell’attività svolta.
Insomma, anche le ore di musica, per il momento sono salve. Dopo che per qualche giorno si ètemuto di non poter più svolgere educazione musicale, ecco l’opportuna precisazione che consente di riaprire alla musica “pur nel rispetto di tutte le precauzioni già in atto”, si legge nella nota. Un ritornello che abbiamo imparato a memoria.

L’invito di Ilaria Capua “Guardia sempre alta”

In questi giorni in cui l’emergenza Coronavirus sembra tornata a livelli preoccupanti in gran parte dell’Europa, dall’Inghilterra alla Francia fino alla Spagna, è tornata a parlare della situazione non senza allarmismo anche la virologa italiana Ilaria Capua, “Cerchiamo di capire come mai questi Paesi stanno affrontando quella che io temo sia la seconda ondata – ha detto Capua -. Quando il numero di contagi ricomincia a risalire e non vengono rispettate le regole necessarie, ecco che il virus scavalla, entra nella popolazione e negli ospedali“.
“La Francia inizialmente l’ha presa in maniera leggera: il divieto di mettere la mascherina è arrivata tardi – ha proseguito la virologa -. Credo che si stia pagando il conto di quello che è avvenuto tre settimane fa”.

Preoccupante anche la situazione in Inghilterra, con un incremento di più di 4 mila casi in 24 ore, che ha costretto il governo a varare nuove restrizioni. “Secondo me, il Regno Unito ha avuto una strategia un po’ a zig zag e non va bene – ha spiegato Capua – Bisogna cercare di correggere il tiro sì, ma bisogna farlo in modo che le persone riescano a capire, perché poi le persone devono essere parte della soluzione”.