“Certamente le scuole calcio danno ai ragazzi una disciplina e un ordine, e sono responsabili in prima persona del loro percorso calcistico. Però il rischio grande è che si imbrigli la fantasia”. Così parla Cesare Prandelli, forse oggi un ex allenatore che non ha perso però la voglia di sognare.
“Passare qualche ora a rincorrere il pallone o a fare gli esercizi non asta. Ci vuole altro. Ci vuole di più. La fantasia, appunto. Quando vedo dei ragazzi che giocano a calcio in tre metri per tre oppure dietro una chiesa mi fermo a guardarli”, spiega ancora Prandelli.
“Per me quella è la scuola calcio. Se fin da bambini abituiamo i ragazzi a usare scarpe perfette, pallone perfetto, il terreno di gioco perfetto, quel ragazzo non tirerà mai fuori la fantasia. Se invece giochi sotto un pino e c’è la radice che fa rimbalzare male il pallone, devi essere rapido e veloce a controllare la palla. Poi magari il pallone non è perfetto, un giorno è più sgonfio, un altro è troppo leggero. E allora lì viene fuori l’istinto.
Per me questo è il calcio dei bambini, dei ragazzi.
Quello che ho giocato io”.