Scheda grigia per il quarto referendum, che chiede l’abrogazione delle norme riguardanti le competenze dei membri laici (giuristi o avvocati) in seno ai Consigli giudiziari.
L’intento dei proponenti è evitare che, come invece accade adesso, la componente laica sia esclusa dalle discussioni e dalle valutazioni in merito alla professionalità dei magistrati, che oggi viene demandata esclusivamente a chi indossa la toga.
Chi vota sì, apre alla possibilità che docenti universitari di materie giuridiche e rappresentanti dell’avvocatura dispongano del diritto di voto sia nelle deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione che in quelle dei Consigli giudiziari a livello territoriale.
Ciò, a detta dei proponenti, abbasserebbe il tasso di «autoreferenzialità» nei giudizi sul lavoro delle toghe, in linea di massima sempre favorevoli.
Sul punto, va ricordato, interviene pure l’articolo 3 della riforma Cartabia, una norma di delega (e non di diretta applicazione) che tuttavia apre al solo intervento dell’avvocatura nei consigli giudiziari. Anche su questo quesito c’è molta incertezza.