Per il secondo referendum, la scheda è arancione. In questo caso, i proponenti chiedono di limitare i casi di applicazione delle misure cautelari (le restrizioni di libertà come custodia in carcere o ai domiciliari, obbligo di firma e altre a cui un indagato può esser sottoposto prima di una sentenza).
A elencare i presupposti per l’applicazione delle misure cautelari (pericolo di fuga, rischio di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato da parte dell’indagato) è l’articolo 274 del codice di procedura penale.
Il quesito propone di abrogare l’ultima parte del suddetto articolo, in cui si prevede la possibilità, anche per reati di minor gravità, di motivare la custodia preventiva con il pericolo di reiterazione, motivazione usata di frequente – sostengono i promotori del referendum – per trattenere gli indagati anche a lungo prima di una sentenza di condanna o di assoluzione.
Resterebbe comunque la misura cautelare per i reati più gravi. Ma chi difende le ragioni del no, ritiene che per diverse tipologie di reato (come la truffa, alcuni crimini fiscali o anche lo stalking) il rischio di reiterazione esista e la custodia abbia un senso. “Continuiamo ad invocare un intervento da parte delle più alte istituzioni repubblicane. Auspichiamo che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ricordino agli italiani che domenica 12 giugno si vota per le amministrative e per cinque referendum sulla Giustizia. Il silenzio mediatico e la previsione di un solo giorno per questi appuntamento elettorali rischiano seriamente di ferire la nostra democrazia”.