La scalata di Marchi. Aeroporti nel mirino di Save Ancora in ballo la vendita di Villafranca. Il parere di Anac sulla infungibilità

ENRICO MARCHI

Abbiamo visto ieri nella prima puntata del Giallo dell’estate, la delicata partita che si sta giocando sul futuro degli aeroporti con le grandi manovre di Enrico Marchi, presidente di Banca Finint, sulle infrastrutture e di conseguenza sul Catullo, dove ci sono in ballo le azioni di Cariverona che andranno in vendita (3%) e il prossimo aumento di capitale (si parla di 40 milioni di euro per far fronte agli extra costi del cantiere Romeo). Può Save, presieduta da Marchi, salire dall’attuale 43% alla maggioranza assoluta? Cosa dicono le norme? Verona perderà totalmente il controllo del suo aeroporto? Guardiamo intanto le questioni in campo, mettendo i temi sul tavolo e precisando che sarà lavoro per gli avvocati sciogliere i vari nodi.
IL 3% DI CARIVERONA. Che valore possono avere le azioni che il consiglio della Fondazione presieduta da Mazzucco ha deciso di vendere? Prendendo come riferimento i valori del 2014 quando il Comune di Villafranca vendette a Save il 2% di azioni, le quote di Cariverona oggi dovrebbero essere circa 47.300. Se venisse confermato il valore pro quota di quella operazione, per ogni azione si dovrebbero sborsare quasi 32 euro. Restando quindi ai valori di allora, si può dire che la quota di Cariverona dovrebbe valere oggi almeno 1 milione e mezzo.
PRELAZIONE. Si dovrà capire quali sono i soci che intendono esercitare il diritto di prelazione e in quale misura: chi, in parole povere, ha risorse fresche da spendere. In pole position ci sono Save, la Camera di commercio di Verona e la Provincia di Trento che sulla carta sono i più “ricchi”.
Fin qui, non dovrebbero nascere particolari problemi anche se le interpretazioni giuridiche sono sempre dietro l’angolo. Ma comunque anche se il 3% lo acquistasse interamente Save, non arriverebbe al 50,1%.
COSA DICE ANAC. Questa è la soglia fatidica che rischia di complicare la vita dell’aeroporto.
Infatti già nel 2018 l’Anac guidata dal presidente Raffaele Cantone aveva ritenuto “non conforme al codice dei contratti e del diritto comunitario la cessione delle quote del Comune di Villafranca” alla Save perché trattandosi di vendita a un soggetto terzo si sarebbe dovuti andare a gara con evidenza pubblica. Venne però obiettato che le operazioni al di sotto della quota del 5% non erano considerate strategiche e che quindi tutto era regolare.
L’Anac replicò che con l’aumento di capitale successivo la Save salì al 40%: “l’acquisizione del 2% del capitale sociale era propedeutica all’operazione di aumento di capitale” scriveva Cantone, operazione che ha portato Save al 40% “consentendo alla stessa anche, mediante specifiche condizioni in sede di patti parasociali, di pervenire ad assumere poteri decisionali rilevanti nella società di gestione aeroportuale”.
Di conseguenza, anche dopo le controdeduzioni del Comune di Villafranca, della Catullo e di Save, l’Anac di Cantone ritenne “di poter confermare nella sostanza le contestazioni” in merito a questa operazione vista “la riconoscibile carenza anche del solo rispetto dei requisiti minimi di concorrenza” nella procedura che ha portato a cedere capitale sociale pubblico dalla Catullo a Save.
MONITORAGGIO. Anac inoltre concludeva ritenendo “opportuno prevedere un monitoraggio semestrale su prosieguo della nuova gestione al fine di verificarne il rispetto dei principi di efficienza, efficacia ed economicità”.
Contro questa delibera di Anac è stato presentato ricorso al Tar del Lazio nell’aprile 2018 da Catullo, Save e Comune di Villafranca; i ricorrenti hanno depositato (dopo quasi 5 anni, in scadenza dei termini) anche la manifestazione di interesse alla decisione e il Tar deve fissare l’udienza, pare entro l’anno.
PARERE ANAC. Nel frattempo è arrivato un altro parere dell’Anac, presidente Busia, in merito alle acquisizioni societarie negli aeroporti. E il nuovo presidente di Anac non solo riprende la delibera di Cantone del 2018 per confermarla, ma specifica ulteriormente le condizioni in modo ancora più stringente. E sottolinea che la cosiddetta “infungibilità” dell’operatore economico al quale si vogliono cedere le azioni, deve essere stabilita dal mercato e non da una valutazione di chi deve vendere il pacchetto.
Il criterio della infungibilità di Save era stato sollevato anche per l’operazione del Catullo: si sosteneva infatti che l’operatore economico individuato per la cessione delle quote (Save appunto) era l’unico possibile, in esclusiva. E cosi si poteva evitare la gara aperta.
Invece l’Anac nel parere del suo presidente Busia spiega che a giustificare l’operazione di affidamento diretto non può essere sufficiente invocare una non meglio identificata “infungibilità”, “dal momento che l’operatore economico non può essere ritenuto l’unico in grado di offrire un determinato bene, sulla base di una valutazione di convenienza dell’amministrazione aggiudicatrice, in quanto l’infungibilità del bene deve essere oggettiva, derivare cioè dall’assenza di concorrenza dovuta a “motivi tecnici”“.
Insomma non può essere un parere di parte.
PRIVATI E SERVIZIO PUBBLICO. Puntualizzato il tema della infungibilità, l’Anac chiarisce anche un altro punto: “in caso di società costituita per la gestione di un servizio pubblico” come appunto l’aeroporto, “deve comunque escludersi che un privato, attraverso l’acquisto successivo di azioni, possa conseguire l’affidamento del servizio stesso, senza il previo esperimento di un confronto concorrenziale”. In base a questa lettura, dunque, Save non potrebbe acquisire, con una scalata azionaria interna, il controllo di una concessione pubblica rilasciata dallo Stato per un servizio pubblico.
E’ superfluo ricordare che i pareri dell’Anac sono tutti frutto di sentenze del Consiglio di Stato e di orientamenti delle norme europee.
Quindi, vediamo cosa può accadere al Tar del Lazio.
Prima ipotesi. Se i ricorsi vengono respinti, rimane viva la delibera 189 del 1 marzo 2018 di Anac, il cui parere è stato ribadito poche settimane fa, per cui questa posizione costituisce un deterrente per qualunque società di gestione aeroportuale voglia privatizzarsi usando scorciatoie azionarie e scalate. E di conseguenza si aprirebbero una serie di ragionamenti sugli equilibri delle quote tra i soci pubblici e il privato.

Seconda ipotesi. Se al contrario il Tar accogliesse i ricorsi annullando la delibera 189, il modello di privatizzazione Catullo-Save diventerebbe un precedente a livello nazionale aprendo le porte ad analoghe operazioni in altri aeroporti e non solo.
Secondo i giornali finanziari, infine, arriva conferma che Save con Enrico Marchi si starebbe preparando a decollare nel Catullo, salendo oltre il 46% e poi con l’aumento di capitale superare il 50%.
Ma qui torniamo alla domanda di partenza: alla luce di queste norme e indicazioni, può Save, prendere la maggioranza della società Catullo? E’ solo un caso che il precedente amministratore delegato Monica Scarpa sia stata sostituita con Alessandra Bonetti, che già era in cda e che soprattutto è avvocata? E’ il segnale che ci si aspetta una lunga battaglia sul fronte legale? Riuscirà Marchi a prendere la maggioranza sia di Save (ha il 12%) che controlla il Marco Polo di Venezia che del Catullo (ha il 43%).?
Ah saperlo… è il giallo dell’estate.
mb

(seconda puntata-fine)