Annoverato tra i libri più letti e venduti di sempre, la storia de “Il Giovane Holden” è una di quelle storie in cui chiunque si sia sentito insicuro rispetto al futuro, insoddisfatto, incompreso o, semplicemente, “diverso” si può immedesimare.
Perché? Perché non si tratta semplicemente del racconto in prima persona di due giornate di un sedicenne statunitense, incostante, ribelle e intollerante alle ipocrisie imposte dalla società, all’inizio degli anni 50’. Holden è un personaggio dalle mille sfaccettature che, oltre la cortina costituita dal suo linguaggio giovanile e dall’atteggiamento sbruffone, cela una personalità profonda, ingenua e generosa.
Holden, in quella sensazione di spaesamento che sorge tipicamente nell’adolescenza, cerca di dare un “senso” alla realtà che lo circonda. Lo rincorre preservando la purezza del suo animo, e rigettando, nelle sue riflessioni, qualsiasi forma di ipocrisia. La bellezza del suo personaggio è che è “in divenire”.
Proprio come accade con le persone speciali, è impossibile ascrivere il Giovane Holden ad una sola sterile categoria, perché è “tante cose”. E proprio come accade con i libri migliori, li si continua a “custodire” anche quando finiscono. Lo dice lo stesso Holden: “Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira.” St.T.