Giovani, universitari, stagionali della ristorazione, operai dell’industria rimasti senza lavoro. Sono decine le richieste di lavoro che arrivano in questi giorni a Confagricoltura Verona, anche attraverso i social, per la raccolta delle fragole, che inizierà la settimana prossima, e altri lavori in campagna. Richieste che fioccano da tutto il Veneto ma anche dall’Emilia Romagna e dal Trentino in seguito all’appello di Piergiovanni Ferrarese, presidente dei giovani di Confagricoltura Verona, che, data l’emergenza manodopera causata dalla mancanza dei braccianti dell’Est Europa, bloccati nei loro Paesi, aveva proposto di reclutare nei campi tutti quei ragazzi che sono a casa per la chiusura di bar e ristoranti e lo stop alle lezioni all’Università.
“Non ci sorprendono le molte richieste arrivate in questi giorni da parte di studenti universitari, dipendenti della ristorazione e di fabbriche chiuse; non ci sorprende perché era facilmente prevedibile – sottolinea Piergiovanni Ferrarese -. Il problema rimane quello denunciato pochi giorni fa, ossia la mancanza di uno strumento flessibile per poter integrare nelle nostre aziende queste persone. Lo strumento esiste, c’è ed è il voucher. Lo abbiamo usato, lo conosciamo, è la risposta giusta. Siamo felici di apprendere che sia stato depositato un emendamento in materia. Certo, deve ancora passare il vaglio di ammissibilità e poi l’esame in commissione, ma ci auguriamo che vada in porto in breve tempo”.
Con il via imminente alla raccolta delle fragole e degli asparagi, il problema della carenza di manodopera sta diventando drammatico. E non si tratta solo di fragole: dalla preparazione delle viti per la vendemmia alla raccolta degli ortaggi, dalla potatura degli olivi ai seminativi, in Italia servono subito, secondo le stime del Centro studi di Confagricoltura, 200.000 operai agricoli. Di questi, 4.000 sono necessari per l’agricoltura veronese.
Conferma Francesca Aldegheri, referente di giunta di Confagricoltura Verona per il settore frutticolo: “Già l’anno scorso avevamo avuto la problematica della carenza di manodopera a causa delle quote insufficienti di lavoratori extracomunitari, ma ora con il coronavirus la situazione sta precipitando. Molti lavoratori comunitari attualmente ci scrivono o ci chiamano per dirci che non vogliono venire in Italia o non possono, perché le frontiere sono chiuse. È vero che a livello normativo è stato allargato il range di manodopera alla parentela fino al sesto grado, mentre prima era fino al terzo, ma anche se l’aiuto in famiglia è prezioso non è sufficiente a garantire le raccolte. La natura non aspetta nessuno e non si ferma neanche davanti al coronavirus”.
Spiega Matteo Scandola, produttore di fragole di Santa Maria di Zevio: “Cominceremo la settimana prossima e ne avremo per tre mesi. Ma abbiamo tutti i nostri lavoratori dell’Est fermi alle frontiere. Abbiamo alcune persone italiane, ma la forza lavoro ci manca”.