Non solo il Tar del Veneto ha respinto la richiesta di sospensiva contenuta nel ricorso presentato da Acciaierie Verona del Gruppo Pittini contro la Provincia di Verona, oggi guidata da Manuel Scalzotto, che si era rifiutata di sottoporre a procedura di verifica di assoggettabilità a Via il progetto di bruciare 160 mila tonnellate annue di rifiuti composti da rottami ferrosi nei forni dell’acciaieria, ma si è anche sbilanciato in merito al possibile esito del ricorso. I giudici amministrativi scrivono infatti che “ad una prima e sommaria deliberazione, propria della fase cautelare, non sussistono sufficienti prospettive di un esito favorevole del ricorso”. Questo perché, come aveva correttamente osservato la Provincia nel suo diniego, il progetto “va ricondotto alle attività di recupero e trattamento dei rifiuti”, e la Regione, con l’articolo 49 del Paqe (Piano d’Area Quadrante Europa), “vieta la realizzazione di nuovi impianti”. Quindi con ogni probabilità anche il ricorso verrà a suo tempo respinto come oggi è stata respinta la richiesta di sospensiva. Il Tar inoltre sottolinea che “la ricorrente non allega elementi idonei a dimostrare l’esistenza di un danno grave e irreparabile”, visto e considerato che “può continuare a svolgere la sua attività con le modalità con cui l’ha sempre svolta finora”. Capitolo chiuso, dunque? – si chiede Michele Bertucco, consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune – Probabilmente sì. Comunque in futuro occorrerà tenere sempre alta l’attenzione, perché incursioni di questo genere ritornano ciclicamente. E vale la pena di osservare che se fosse stato per l’amministrazione comunale, che aveva dato parere favorevole, questo intervento, destinato a peggiorare del 60% le emissioni dell’acciaieria sita a un tiro di schioppo da piazza Bra, si sarebbe realizzato.