Tutte le stagioni rappresentano una fonte di variabilità rispetto al modo in cui le persone pensano e agiscono, ma solitamente l’inverno favorisce l’introspezione mentre le stagioni più calde favoriscono all’apertura.
La primavera, in particolare, essendo una stagione di passaggio aiuta a riscoprirci e a riaccendere il desiderio di vita. Una recente ricerca, svolta da alcuni studiosi, dell’Università dell’Arizona ha delineato i principali fenomeni psicologici influenzati dall’alternarsi delle stagioni.
I risultati ottenuti dallo studio delineano 7 aspetti dell’uomo particolarmente sensibili a tali cambiamenti climatici: umore, aggressività, sessualità, alimentazione, esercizio fisico, altruismo e attenzione. Per quanto concerne il tono dell’umore si evidenzia nei mesi freddi il “winter blues” che connota un abbassamento del tono collegato alla minore esposizione alla luce solare e al conseguente minor rilascio nel nostro cervello di serotonina, che può persino sfociare in Disturbo Depressivo, ma anche picchi di “felicità” propri della stagione primaverile.
Per quanto concerne l’aggressività più ricerche hanno evidenziato lo stretto rapporto tra aumento della temperatura atmosferica e percepita con l’incremento di condotte aggressive sia individuali che di gruppo. Sarebbero spesso, quindi, le alte temperature a contribuire a innescare delle escalation antisociali.
L’attività sessuale risulta a sua volta legata alla stagionalità. Negli USA si è visto che le festività natalizie e l’inizio dell’estate sono periodi in cui le vendite di anticoncezionali, così come le “prime volte” e le ricerche su internet di materiale pornografico subiscono delle impennate.
A tali picchi ne conseguono altri, come l’aumento della natalità ma anche maggiori diagnosi di malattie sessualmente trasmissibili e più alti tassi di interruzione volontaria di gravidanza. È noto che l’aumento ponderale avvenga tipicamente durante l’inverno (maggiori calorie assunte e minore attività) mentre la primavera rappresenta il periodo migliore per rimettersi in forma in quanto si è motivati dal poter mostrare il proprio corpo alleggerendosi da cappotti e maglioni. I comportamenti altruistici risultano essere legati, più che a variazioni stagionali, a eventi e rituali tipici di periodi dell’anno.
Come l’“effetto Natale” che tende a enfatizzare valori di solidarietà, condivisione e vicinanza, Mentre, il malessere spesso cagionato dalle alte temperature estive sembra attivare stati d’animo passivi e negativi, in grado di dissuadere dalla messa in atto di comportamenti di aiuto. Infine, l’attenzione, ma anche la concentrazione e la memoria a breve termine sembrano migliori nei mesi freddi rispetto a quelli caldi. I solstizi invernale ed estivo si rivelano i periodi dell’anno in cui si raggiungono picchi massimi di prestazioni cognitive, soprattutto nei giovani under 30.
*Sara Rosa, psicologa e psicoterapeuta