Acqua, consumi doppi rispetto ai Paesi europei. 250 litri al giorno a persona contro 110. Ferrari e Mantovanelli: “Sprecare meno”
Non poteva cadere nel momento più opportuno la Giornata mondiale per la difesa dell’acqua, istituita il 22 marzo ma che perr comodità sarà festeggiata domenica 26 in Gran Guardia con varie iniziative per famiglie e bambini allo scopo di sansibilizzare la cittadinanza ad un uso consapevole della risorsa idrica.
L’iniziativa è stata presentata ieri mattina in Comune dall’assessore all’Ambiente Tommaso Ferrari, dal presidente di Acque Veronesi Roberto Mantovanelli e dal presidente della Provincia Flavio Pasini.
E tutti e tre hanno confermato la preoccupazione per un eccessivo consumo di acqua in un periodo di siccità che nelle nostre zone dura da mesi e si va aggravando proprio perché abbiamo alle spalle anche un 2022 molto avaro di piogge e di neve.
“L’emergenza climatica ci costringe a cambiare approccio nei confronti dell’acqua e a intervenire in modo strutturale”. Ferrari ha anticipato che verranno trovate soluzioni anti spreco a cominciare dall’irrigazione degli impianto sportivi e che sarà necessario intervenire con “leve tariffarie”, va a dire rincarare le tariffe se i cittadini consumeranno oltre una certa quantità di metri cubi di acqua.
Allo stato attuale la media europea di consumo d’acqua pro capite è di 110 litri al giorno; a Verona come nel resto d’Italia la media è oltre il doppio: 250 litri d’acqua al giorno per persona.
“E’ chiaro che se si riuscisse a ridurre gli sprechi e a far calare i consumi di acqua potabile sarebbe già un grande passo”, afferma Mantovanelli, presidente di Acque Veronesi. “Non siamo ancora a livelli di allarme, però dobbiamo fare motla attenzione oggi per prevenire emergenze nel periodo estivo e quindi prendere tutte le iniziative necessarie”.
Da parte sua il presidente della provincia Flavio Pasini ha incontrato i sindaci della Val d’Illasi colpiti anche loro dalla siccità per aprire un tavolo tecnico comune e concordare le eventuali ordinanze antispreco affinché siano tutte in linea con l’ordinanza regionale e non ci siano differenze che le rendano poco efficaci.
Siccità, allarme Coldiretti. Il nostro menù cambierà. Si punta su coltivazioni che richiedono meno acqua. Calo del riso. Il Trentino chiude i rubinetti. Bozza: “Serve un commissario”
Il fiume Adige che è in secca da mesi, con una portata ridotta del 35% rispetto alla media, il lago di garda mai così basso, le falde d’acqua della città che si abbassano di nove metri: arriva la primavera ma non è mai stata così arida. Il deficit di piogge è impressionante. Secondo Coldiretti, sulla base dei dati Isac Cnr, l’inverno ha lasciato l’Italia del nord a secco con l’allarme siccità nelle campagne dopo che a febbraio si è aggravato il deficit idrico con un taglio delle precipitazioni che va dall’ 87% in meno in Piemonte fino al – 52% in Veneto. La siccità nella pianura padana – precisa la Coldiretti – minaccia oltre il 30% della produzione agricola nazionale. Inverno arido ma anche molto caldo, perché ha fatto segnare una temperatura superiore di 1,21 gradi la media storica ma l’anomalia è addirittura di 1,38 gradi in più al nord dove si registra peraltro una storica siccità. E già nel 2022 è caduta il 30% di pioggia in meno, quindi stiamo affrontando una siccità sulla siccità precedente. Gli effetti sono evidenti con i grandi laghi che – continua la Coldiretti – hanno ora percentuali di riempimento che vanno dal 22% del lago di Como al 37% del lago di Garda fino al 44% di quello Maggiore mentre il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca è sceso a -3,2 metri, come a Ferragosto e si registra anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino. La mancanza di precipitazioni – continua la Coldiretti – sta condizionando le scelte delle aziende agricole che si stanno spostando da mais e riso verso colture come soia e frumento. Per le semine del riso si stima un taglio di 8mila ettari e risultano al minimo da 30 anni.
A preoccupare è anche l’innalzamento dei livelli del mare in Italia con l’acqua salata che sta già penetrando nell’entroterra bruciando le coltivazioni nei campi e spingendo all’abbandono l’attività agricola. La risalita del cuneo salino, ossia l’infiltrazione di acqua salata lungo i corsi dei fiumi, rende inutilizzabili le risorse idriche e gli stessi terreni con uno scenario che – sottolinea Coldiretti – è più che preoccupante per l’economia agricola proprio nella valle del Po.
Inoltre in Trentino gli invasi sono ai minimi storici, alcuni sono riempiti solo al 16%. In Trentino i bacini – che potrebbero contenere 410 milioni di litri d’acqua – ne hanno 120-125 milioni e per questo il vicepresidente della provincia, Tonina, parla già di razionamenti in vista dell’irrigazione in agricoltura.
Gli risponde il consigliere regionale di Forza Italia Alberto Bozza: “La mia proposta, che ho avanzato di persona al Ministro Pichetto, di istituire anche un commissario idrografico specifico del Garda-Adige va proprio nella direzione di placare le cosiddette guerre dell’acqua tra regioni vicine che adesso si vanno configurando e che purtroppo era facile prevedere” dice Bozza. “E’ necessaria, direi urgente –aggiunge il consigliere azzurro – la nomina di una figura super-partes che funga da raccordo nella crisi idrica che riguarda Garda e Adige e quindi Trentino, Veneto e Lombardia. Un commissario ad hoc porterebbe una visione d’insieme che superi le divisioni e valorizzi le convergenze”.