In ogni caso sarebbe stato il caos. Provate a immaginare se il Consiglio comunale, schierato (legittimamente) a destra com’è, avesse bocciato la mozione presentata da Michele Bertucco (“Sinistra in Comune”) per concedere la cittadinanza onoraria alla senatrice a vita Liliana Segre «per la sua opera di testimonianza e mantenimento della memoria della Shoah di cui è stata vittima». La notizia avrebbe occupato per giorni quotidiani e talk show. Verona sarebbe stata dipinta ancora una volta dai soliti noti come la capitale del Quarto Reich. No, non stiamo esagerando, è una situazione che abbiamo già vissuto almeno una decina di volte, le ultime due-tre da quando si è insediata l’attuale giunta, ma anche il caso-farsa di Marsiglia, pur essendo passati ormai vent’anni (il sindaco era Michela Sironi), è ancora una ferita aperta. Il Comune, invece, ha deciso all’unanimità di concedere l’onorificenza alla Segre, ma la cosa, era inevitabile, ha aperto lo stesso un caso. La senatrice infatti, dopo che qualcuno (forse proprio per sollevare un nuovo polverone) le ha riferito che il Consiglio è in procinto di intitolare una via a Giorgio Almirante, ha comunicato a mezzo stampa che Sboarina deve fare una scelta: o l’onorificenza a lei o la strada al segretario dell’Msi. Il sindaco tira dritto, dice che non vede nulla di anomalo dato che «molte altre città d’Italia hanno fatto la stessa cosa» e aggiunge che se la Segre vorrà rinunciare sarà solo e soltanto una sua scelta. Sboarina ha ragione quando parla delle altre città. E però la giunta, per colpa di una comunicazione totalmente spostata a destra e gestita approssimativamente, si è messo da solo con le spalle al muro. Bertucco l’ha capito e così ha servito la polpetta avvelenata al sindaco. La vicenda, c’è da scommetterci, farà scuola per chi vorrà mettere nuovamente in imbarazzo il governo cittadino.
Alessandro Gonzato