La patente a punti? “E’ un’altra tassa” Vaia: “Un ulteriore appesantimento e un onere burocratico per la pubblica amministrazione”

Così come attualmente è concepita, la “patente a punti” per gli operatori del settore edile non può funzionare. A dirlo chiaramente Casar­tigiani Verona, attraverso il rappresentante di Categoria Pasquale Vaia che punta il dito su nuovi costi imposti alle imprese, su un sistema attuativo che non tiene conto della realtà e sul carattere essenzialmente “burocratico” dell’iniziativa. “Da una preliminare disamina della bozza del regolamento – analizza Vaia – sembra che l’introduzione della patente a punti rappresenti un ulteriore appesantimento e un onere burocratico sia per le imprese che per la Pubblica amministrazione. Questo, non solo a livello di documentazione cartacea, ma anche e soprattutto perché al momento della presentazione della domanda, è necessario effettuare il pagamento di una somma di denaro. Di fatto, viene inserita all’interno del sistema di qualificazione, una tassa ulteriore gravante sull’impresa”. Infatti, per ottenere il documento l’impresa dovrà presentare domanda alla Sezione speciale dell’edilizia, istituita alla Camera di Commercio competente. La Sezione ha 10 giorni di tempo per rilasciare il documento o rifiutare, motivando, l’iscrizione. In caso di ritardo l’impresa può cominciare a operare in via provvisoria fino all’ottenimento – o al diniego motivato – del documento. Per sostenere le spese di funzionamento della Sezione speciale per l’edilizia è previsto il versamento di un “diritto di prima iscrizione” che verrà determinato con decreto del Ministero del Lavoro. In via di prima applicazione, entro 30 giorni dall’entrata in vigore del regolamento, tutte le imprese e i lavoratori autonomi operanti nel settore edile dovranno versare una tantum una somma pari ad 10 euro che verrà utilizzata per coprire le attività di carattere promozionale a favore delle imprese e dei lavoratori in regola quali sconti sulle tariffe Inail o crediti di imposta per le attività di formazione, attraverso le Casse Edili. “Essendo un passo cruciale per l’operatività di molte aziende artigiane – chiarisce Vaia – è nostra intenzione non condividere il carattere ‘burocratico’ del provvedimento, mentre riteniamo necessario affidare un ruolo di verifica ai sistemi di rappresentanza datoriali e sindacali, che sono tutti quelli firmatari di contratti collettivi nazionali di lavoro e che già nel Veneto condividono un percorso con EdilCassa Veneto – la cassa edile regionale”.