C’era una volta la Politica. P rigorosamente maiuscola. La Politica dei grandi obiettivi. Di ideali. Di sogni. Fatta di passione, coraggio, senso di appartenenza. Se nascevi con una “maglia” mai (o quasi mai) la cambiavi. Era, anche, una questione di principio. Di coerenza. Se abbracciavi un’idea, quella doveva essere, punto e basta.
Oggi ci si guarda intorno e…dov’è finita la Politica? Oh, attenzione, non è per essere sempre e comunque degli inguaribili romantici. No, il discorso è diverso. Oggi la musica è cambiata, “ma è cambiata la società” è la foglia di fico dietro la quale ci si nasconde. O si prova a farlo. Oggi la poliitica (p rigorosamente minuscola) è un continuo “salto della quaglia”. Un giorno di qua, domani di là, dopodomani chissà. Sia chiaro, è perfettamente legittimo cambiare idea, è segno di intelligenza, si dice spesso. Giusto. Ma cambiarla troppo, forse, ha un altro significato. Saltare di qua e di là, in questo “mercato aperto tutto l’anno”, lascia molto sconcertati. Ci pone delle domande, ci lascia senza risposte. E la coerenza? E il mio rapporto con la gente che mi ha votato? E quel “nemico” improvvisamente diventato “compagno di viaggio”?
E ancora? Gli ideali? I valori? Oggi è tutto così leggero, così liquido, in questo mondo in cui si posta e si twitta, ci si prende e ci si lascia via watshapp e tutti si sentono più bravi e più fighi. In questo mondo tutti gridano alla politica social, ma forse, questa, è soprattutto una politica asocial.
Raffaele Tomelleri