Lo sappiamo che il dopo non sarà come il prima. Almeno per un po’. Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi è prudente. Così ha spiegato cosa dobbiamo aspettarci. “A un certo punto ci sarà una ripartenza, ma non da zero – spiega -. Non ci sarà un “dopo” in senso assoluto. La decisione di aprire non verrà presa senza più il virus, ma con una quota tollerabile di casi. Quel “tollerabile”, sia chiaro, è un concetto tutto politico e non scientifico”.
Solo con test sierologici a larga scala si potrà verificare se il contagio è stato talmente elevato da porre alcune aree al limite dell’immunità di gregge. Una possibilità che si può verificare con numeri davvero imponenti e quindi con un imponente dispiegamento di risorse per accertarlo. Il test verifica se un ex malato guarito dal virus ha sviluppato gli anticorpi che gli consentiranno di non ammalarsi di nuovo (non si sa per quanto, però). “Da un punto di vista epidemiologico il test è utile – spiega Pregliasco -. Se fatto a campione sulla popolazione aiuta a stabilire una possibile quota di immuni. Magari Bergamo può avere una quota più alta degli altri. A livello nazionale però non mi aspetto una percentuale così elevata di popolazione colpita. È tutto da verificare”.
La certezza per ora è che nel mondo dopo la quarantena dovremo cambiare abitudini. “Il distanziamento sociale sarà fondamentale – continua Pregliasco -. Un altro cardine sarà il lavaggio frequente delle mani e l’utilizzo della mascherina. Dobbiamo iniziare a considerarla come un vero indumento, perché la porteremo a lungo. Per le fabbriche ci si dovrà attenere al documento di valutazione del rischio per garantire le condizioni di sicurezza. È chiaro che aggregazioni sociali al di sopra delle cinquanta persone saranno un problema. Le partite di calcio, sempre che il campionato riprenda, si dovranno giocare a porte chiuse. Bar e discoteche saranno le ultime a riaprire. So che può essere crudele detto così, ma la movida dobbiamo scordarcela per un po’”.