Lunedì 22 novembre al Centro Diagnostico Terapeutico dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria prenderà il via la seconda fase dello studio epidemiologico “Comune di Verona 2020”. La prima fase è stata realizzata nell’aprile-maggio dello scorso anno con lo scopo di indagare la prevalenza (cioè la percentuale nella popolazione) dei casi asintomatici di SARS CoV2 nella città di Verona.
Lo studio è condotto dall’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar e vede la collaborazione delle maggiori istituzioni amministrative, scientifiche e sanitarie di Verona: il Comune, l’Università scaligera, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata e l’Ulss 9. Si tratta dell’unica indagine epidemiologica su campione statisticamente rappresentativo condotta finora in Italia relativamente al Covid 19. I risultati della prima fase sono stati pubblicati dalla rivista scientifica Emerging Infection Diseases, mentre il protocollo dello studio era stato pubblicato sul British Medical Journal Open, come uno dei pochi esempi di indagine epidemiologica sulla diffusione del virus in quel momento realizzati a livello globale.
Alla presentazione della seconda fase sono intervenuti Evelina Tacconelli, direttore sella Sezione Malattie Infettive dell’Università di Verona, il sindaco Federico Sboarina, Carlo Pomari, responsabile del Servizio di Pneumologia dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, e Massimo Guerriero, biostatistico ed epidemiologo.
I campioni biologici raccolti verranno analizzati dal Laboratorio di Microbiologia del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali del “Sacro Cuore Don Calabria”, diretto dal professor Zeno Bisoffi, e consegnati al professor Massimo Guerriero, biostatistico ed epidemiologo, per un’analisi statistica, che prevede un margine di errore al massimo dell’1,5% nelle stime dei diversi parametri.
“Lo studio ha una finalità medico-scientifica innanzitutto, ma anche una valenza sociale’’ – spiega il dottor Pomari -.
“L’unicità di questo studio è che il campione di cittadini, estratti dall’elenco dell’anagrafe veronese, è casuale e pertanto i risultati saranno estendibili a tutta la popolazione veronese e, ancor più, a popolazioni con struttura demografica simile’’ – sottolinea il professor Guerriero. Alla prima fase hanno aderito 1515 veronesi. Ricordiamo che dall’ottobre 2020 a dicembre 2021 si è registrata anche a Verona una fase di recrudescenza delle infezioni e che le prime dosi di vaccino anti Sars CoV2 sono state somministrate il 27 dicembre del 2020.
La seconda fase dello studio epidemiologico “Comune di Verona 2020” si arricchisce anche di un’ulteriore indagine: un campione di 80 soggetti (scelti dai 1.515 secondo criteri stabiliti sulla base della data della vaccinazione o di una pregressa infezione da SARS-CoV-2) verranno sottoposti, previo consenso informato, a un ulteriore prelievo ematico per analizzare numerosi aspetti della immunità cellulare, la famosa ‘memoria immunologica’, cioè la risposta che il nostro sistema immunitario mette in atto quando viene in contatto con un agente patogeno già conosciuto, risposta che si attiva sebbene siano venuti meno con il tempo gli anticorpi specifici contro quel virus o quel batterio.
Questa parte dello studio rientra nel progetto di ricerca internazionale ORCHESTRA guidato dalla professoressa Evelina Tacconelli, direttrice della Sezione di Malattie Infettive dell’Università di Verona, che coinvolge 15 Paesi (anche extra UE) e finanziato dall’Unione Europea con lo scopo di trovare soluzioni rapide e innovative per la gestione della pandemia da Covid19. Questi campioni verranno analizzati dal laboratorio dell’Università di Anversa (Belgio).
“Allo stato attuale non possiamo definire con certezza un livello minimo di anticorpi per ottenere una copertura vaccinale ottimale – spiega la professoressa Tacconelli -. Se lo sapessimo, per esempio, potremmo selezionare i soggetti che hanno bisogno urgente di un richiamo vaccinale o di una dose aggiuntiva. Studiare l’immunità cellulo-mediata, altra arma con cui il nostro organismo si difende da agenti patogeni, in questa coorte, integrata nella coorte Europea di ORCHESTRA, permetterà di aumentare le nostre conoscenze a beneficio della popolazione e dei piani strategici vaccinali.”
A Palazzo Barbieri c’erano il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Callisto Bravi, il direttore generale dell’Ulss 9 Pietro Girardi; il direttore del Dipartimento di Diagnostica e Sanità pubblica dell’AOUI Albino Poli, in rappresentanza del Rettore.
“Ancora una volta c’è una grande squadra pronta a scendere in campo per la città, con progetti all’avanguardia, in questo caso di tipo medico-scientifico’’ ha spiegato Sboarina.