Lotta al caporalato: occorre uno sforzo congiunto e non di parte. CIA Agricoltori Italiani Veneto e Confagricoltura Veneto, a poco più di un anno dalla sottoscrizione del protocollo con la Regione Veneto (avvenuta il 21 maggio 2018), fanno il punto sulla reperibilità della manodopera stagionale e sulle iniziative per incrociare domanda e offerta di lavoro. Per tutto il Veneto sono arrivati infatti solo 831 lavoratori stagionali non comunitari, assegnati dal ministero, quando le domande di manodopera sono state il doppio. Una carenza che rischia di favorire il lavoro illegale. «Quest’anno – spiega Luigi Bassani, direttore di Confagricoltura Veneto – si sta acuendo il problema relativo alla reperibilità della manodopera. Sono tre anni che le quote per l’ingresso di cittadini non comunitari per il lavoro stagionale in Veneto sono state ridotte di due terzi, mentre quelle di altre regioni sono aumentate. Stiamo cercando di avere spiegazioni dal ministero dell’Interno e di riavere le quote che ci sono state sottratte. Lo scopo rimane quello di contrastare forme illegali di somministrazione di manodopera, perché un migliaio di lavoratori in meno concessi equivalgono ad altrettanti lavoratori concessi al Far West del lavoro illegale». «Ci sono casi eclatanti – conferma Maurizio Antonini, direttore di CIA Veneto – come quello di Venezia. Una città che vive di turismo, che conta (solo a livello alberghiero) 8.000.000 di arrivi l’anno, ha avuto 20 quote per lavoro stagionale. Con questi 20 lavoratori, vanno coperti tutti i settori stagionali: bar, ristoranti, alberghi, spiagge e imprese agricole. Una situazione insostenibile, che va nella direzione opposta a quanto firmato con la Regione del Veneto. A Padova sono stati concessi 80 posti su quasi 400 richieste. A Verona i 500 concessi potrebbero sembrare tanti, ma se si considera che si comincia ad aprile con la raccolta delle fragole, a luglio con le pesche, in agosto con le pere, in settembre con l’uva, a novembre con kiwi e olive, si capisce che la stagionalità da coprire diventa ampia». In sede di firma del protocollo, Confagricoltura e CIA avevano sottolineato come anche gli enti bilaterali per l’agricoltura potessero svolgere un ruolo importante per far incontrare domanda e offerta di lavoro. «Ora prendiamo atto – commentano Bassani e Antonini – di un accordo sottoscritto dalla Regione Veneto con un’altra associazione, che prevede di fare quello che noi stiamo già facendo a livello locale. Ci chiediamo se sia opportuno che su un tema così delicato e cruciale, sul quale la Regione Veneto ha deciso di impegnarsi a fondo, abbia senso interloquire con soggetti che rappresentano solo una parte del vasto mondo dell’agricoltura e non coinvolgere tutto il mondo della rappresentanza agricola».