E’ partita da Verona, dalla casa madre dei comboniani in vicolo Pozzo la durissima lettera di protesta, una vera e propria denuncia-appello scritta da missionari laici e religiosi contro le politiche anti migranti che hanno portato al tragico naufragio sulle coste di Crotone dove hanno perso la vita 67 persone tra cui molti bambini. “Abbiamo cuori di pietra”, si chiedono i comboniani. “Alziamo il nostro urlo di protesta davanti a questi orrori che continuano ad avvenire nel Mediterraneo. Vogliamo ribadire che sono i muri che creano i trafficanti e non il contrario, come continua ad affermare il ministro Piantedosi“.
Ma “abbiamo cuori di pietra?”. E’ partita da Verona, dalla casa madre di vicolo Pozzo la prima vera presa di posizione che scuote le coscienze di tutti, italiani ed europei, per denunciare la nuova tragedia del mare, il naufragio sulle coste di Crotone di una carretta della speranza, partita da Smirne in Turchia per raggiungere l’Italia. Un naufragio nel quale sono morte 67 persone ma altri corpi si continuano a ripescare nel mare. Tantissimi i bambini tra le vittime. Tantissime le polemiche politiche e istituzionali: si poteva evitare? Perché non si è intervenuti? E continua l’incredibile scaricabarile tra istituzioni sul perchè questi migranti sono stati abbandonati in un mare in tempesta per oltre 7 lunghissime ore. Questi e molti altri gli interrogativi che la Famiglia Comboniana, con casa madre a Verona, solleva interrogando le coscienze di politici e istituzioni. Una lettera partita da tutti i comboniani, da quella parte di Verona di grande tradizione missionaria, solidaristica, attenta agli ultimi, a volte nascosta perché abituata a lavorare in silenzio, lontana dai riflettori. Ma che rafforza giorno dopo giorno valori di umanità, fratellanza, uguaglianza, solidarietà senza nulla chiedere in cambio. “Abbiamo cuori di pietra?” si chiede la Famiglia Comboniana nella sua lettera aperta dopo il naufragio avvenuto sulle spiagge di Cutro. Un comunicato scritto e condiviso da Missionari Comboniani, Suore Missionarie Comboniane, Missionarie Secolari Comboniane, Laici e Laiche Missionarie Comboniane. Una comunità che si dichiara “profondamente scioccata” dalla tragedia calabrese. “Uomini, donne, bambini che scappano per avere una vita migliore e trovano invece la morte sulle nostre coste calabresi”. Le vittime di questa ecatombe potrebbero “superare quota 100, aggiungendosi così alle decine di migliaia di morti nel Mare Mediterraneo diventato ormai una unica grande tomba a cielo aperto”. E gli interrogativi sono al centro di un’inchiesta della Procura che dovrà accertare perché sono partiti solo avvisi di traffico di migranti e non un avviso di salvataggio per persone in mare. I mezzi della Guardia Costiera, da quanto si sa finora, sarebbero rimasti in porto a Crotone perché non allertati adeguatamente. I soccorsi sarebbero partiti solo a naufragio già avvenuto. Sono “gravi e inquietanti interrogativi”, scrivono i comboniani: “che cosa è successo dopo l’avvistamento e la segnalazione dell’imbarcazione da parte dell’aereo di Frontex alle 22.30 della sera precedente il naufragio? Da quanto tempo si era a conoscenza della presenza nelle acque di questo barcone e non si è intervenuti? Noi Famiglia Comboniana Italiana alziamo il nostro urlo di protesta davanti a questi orrori che continuano ad avvenire nel Mar Mediterraneo”. Le responsabilità di quanto sta accadendo sui migranti sono evidenti per i missionari e le recenti dichiarazioni del ministro dell’Interno continuano a suscitare scalpore: “Come Missionari e Missionarie vogliamo ribadire che sono i muri che creano i trafficanti e non il contrario come continua ad affermare il ministro degli Interni Piantedosi”.
“Assurda la persecuzione delle Ong’’
La Famiglia comboniana dichiara apertamente di non condividere la linea intrapresa dal Governo per la gestione (o non gestione) dei migranti. “Davanti a questo scenario troviamo assurdo che il governo Meloni continui ad applicare politiche persecutorie contro le navi salvavita delle ONG. Un lavoro che dovrebbe essere compito dello Stato e che lo stesso si rifiuta di fare; ne è un esempio il Decreto Flussi, che sarebbe meglio chiamarlo “Decreto naufragi”“. Ormai, dicono i comboniani, “siamo alla cattiveria eretta a sistema. E’ mai possibile”, scrivono interpellando direttamente il Governo e la premier, “che chi è chiamato a governare abbia un cuore di pietra? Abbiamo forse tutti e tutte perso quello che ci rende umani cioè il sentire compassione per chi soffre!”. Lavorare con gli ultimi, con i poveri, in Africa e altre realtà dimenticate non fa perdere di vista i valori. “E’ proprio questo che fa di noi dei Missionari e Missionarie, persone che sentono sulla loro pelle la sofferenza degli altri esseri umani e degli oppressi. Per questo sentiamo il diritto di parlare della sofferenza dei nostri fratelli e sorelle migranti, frutto amaro di questo sistema economico-finanziario militarizzato”. Un sistema economico e finanziario internazionale che punta a sfruttare i paesi africani per la conquista di materie rare e metalli preziosi, una nuova colonizzazione che crea ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri. A questo si affiancano i fronti di guerra, sempre più numerosi, che non sono soltanto in Ucraina, ma in Africa e Medio oriente, Paesi arabi, Asia: guerre dimenticate che costringono intere popolazioni a fuggire, così come i cambiamenti climatici che rendono non più coltivabili terre una volta produttive. Da anni non si trova un accordo in Europa, eppure quando si è trattato di accogliere profughi dall’Ucraina è scata subito la macchina dell’accoglienza. Eppure nelle nostre campagne, nelle nostre aziende e nelle nostre famiglie c’è una grande necessità di manodopera e di assistenza: mancano migliaia di braccia. E’ impossibile regolamentare gli ingressi e organizzarli con destinazione precisa? La Famiglia Comboniana conclude infatti la lettera aperta rivolgendosi a chi ci governa: “Come Missionari e Missionarie chiediamo al Governo Italiano e all’ Unione Europea: se l’Europa è stata capace di accogliere prontamente milioni di rifugiati ucraini perché non può accogliere allo stesso modo milioni di rifugiati e rifugiate dei Sud del mondo tenuti in paurosi lager e in condizioni disumane? Sono esseri umani, chiedono di vivere!”.