Il prefisso «èu», dal greco, significa «buono»: beh, Eusébio buono a giocare a calcio lo è stato. Partito dal Mozambico, precisamente dalla capitale Maputo, all’epoca colonia portoghese, con le sue prodezze ha conquistato il mondo intero. Elegante, rapido e spietato: la Pantera nera in azione era micidiale. Un sinistro fuori dal comune, i 100m in 11 secondi: ecco perché Eusébio da Silva Ferreira è stato il primo grande fuoriclasse di origine africana della storia del calcio. Ieri avrebbe compiuto ottant’anni.
LE ORIGINI. Scalzo, sulla terra sabbiosa e con palloni fatti di carta di giornale: il piccolo Eusébio conosce così il fùtbol, come lo chiamavano i colonizzatori. Già, perché il dittatore fascista portoghese Antonio de Oliveira Salazar, che in Mozambico voleva trapiantare religione, cultura, usi e costumi, là portò anche il calcio. Che poi, a dirla tutta, al di là di tutte le sue ridicole manie di grandezza, fu l’unico campo che portò ad un minimo di integrazione. E così, proprio in quel periodo, dalla penisola partirono flotte di talent scout alla ricerca di qualche giovane promessa da portare in madrepatria: un sistema che con Eusébio funzionò alla perfezione.
DAL MOZAMBICO AL PORTOGALLO. Nonostante la giovane età, il trasferimento nel vecchio continente non fu un problema: Eusébio si è sempre sentito un giocatore del Benfica e della nazionale lusitana. Nel giro di due anni (1961-1962) conquista campionato e Coppa dei Campioni. Vestirà la divisa biancorossa per quindici stagioni e i numeri testimoniano la sua grandezza: segna 473 goal in 440 presenze, vince 11 campionati, 5 Coppe nazionali e 7 titoli di capocannoniere. Nel frattempo, giusto per non farsi mancare nulla, un Pallone d’oro (1965).
IL MONDIALE DEL ‘66
Ci fu persino un momento in cui la Pantera prese il posto della Perla nera Pelè sul trono precario del football: era il tempo dei mondiali d’Inghilterra.
Un mondiale ricco di partite epiche, a partire dai quarti di finale, Portogallo-Corea del Nord: il risultato è sullo 0-3 per gli asiatici, con gli iberici in difficoltà. Nessuna paura, c’è Eusébio: poker e 4-3. La semifinale, però, è contro i padroni di casa ed è programmata al Goodison Park di Liverpool, ma gli inglesi riuscirono a spostarla a Wembley, costringendo i portoghesi ad un viaggio in treno fino Londra. Gli iberici, frastornati dal viaggio e dalla partita precedente, alla fine escono sconfitti 2-1, ma se da allora una statua di cera di Eusébio è presente al Madame Tussauds qualcosa vorrà dire…
di Pietro Zardini