Appassionato studioso e rievocatore della Guerra di Secessione Americana, Niccolò Ferrari, di Negrar, ha scritto una monumentale trilogia di romanzi di 1200 pagine complessive, con una ricca storiografia dei personaggi.
Ci racconti qualcosa di lei…
Sono nato a Verona nel 1983, laureato in Giurisprudenza presso l’ateneo scaligero. Membro della Società Letteraria di Verona, mi dedico da molti anni allo studio della Guerra Civile Americana (1861-1865) e in particolare degli Stati Confederati d’America. Ho collaborato con il «Corriere Canadese», quotidiano di Toronto in lingua italiana, per una serie di articoli sugli italiani coinvolti nella Guerra Civile nel 2011 e sempre nello stesso anno anche con il National Geographic Education. Nel 2005 ho fondato l’associazione di rievocazione storica 14th Louisiana Infantry Regiment, Company G, di cui sono l’ufficiale, e con la quale ho preso parte negli anni a svariate ricostruzioni storiche con appassionati da tutta Europa, tra queste la più importante è sicuramente la rievocazione della battaglia di Gettysburg, Pennsylvania, per l’anniversario dei 150 anni nel 2013. Sono autore di un saggio e tre romanzi storici.
Com’è nata la passione per la Guerra Civile Americana?
Trae sicuramente origine dalle figure stereotipate e romanzate dei film visti nell’infanzia. La Confederazione, con i suoi eroi sconfitti, rappresenta un’immagine crepuscolare e romantica che esercita una forte attrattiva su di me come su molti appassionati. È poi nata la voglia di saperne di più, di conoscere la verità dietro il mito e così è iniziato uno studio molto approfondito e ampio su tutte le tematiche che riguardano la vita degli Stati del Sud.
Lei è anche un autore di saggi: perché ha scelto il tramite del romanzo storico?
È stato un azzardo, specialmente per come viene visto il romanzo storico in Italia dagli appassionati di storia, di solito un prodotto poco affidabile e dalle fonti assai vaghe. Io ho voluto rovesciare questa cattiva fama, fondendo il romanzo storico proprio con il saggio, scrivendo quindi due libri in uno e cercando di codificare in questo modo come a mio avviso dovrebbe essere un romanzo per definirsi a pieno titolo “storico”. Ne sono riprova la prefazione puramente saggistica e l’appendice con, non ultimo, una bibliografia degna di un saggio per ogni volume della “Trilogia della Confederazione”, edita da Delmiglio. Oltre a ciò il romanzo mi ha consentito di esplorare la vita e gli aspetti più singolari degli Stati del Sud da un punto di vista interno agli eventi, fornendo nei dettagli ogni aspetto della vita quotidiana e della mentalità del tempo. L’ispirazione mi è stata data dallo storico e scrittore statunitense Shelby Foote il quale ha ampiamente fatto uso del romanzo storico a completamento della sua imponente mole saggistica.
Qual è il percorso che traccia nella trilogia sulla Guerra di secessione Americana?
In poche parole eseguo un campo e controcampo dei più cruciali teatri di battaglia dal punto di vista dei confederati, passando attraverso le città che hanno segnato le sorti del Sud e dipingendo un ritratto a tutto tondo degli uomini e donne coinvolti nell’evento storico. Ne “Sul treno per Richmond” viene ricostruita la capitale della confederazione e la battaglia per la sua difesa, sino a sfociare nella famosa Gettysburg, in “Vicksburg sul far della sera” protagonista è New Orleans, il fiume Mississippi, la schiavitù e tutto ciò che in quel periodo ruotava intorno alla campagna per la cattura della città che da il nome al romanzo. Infine, “L’ultima carica”, chiude la trilogia con l’ultimo disperato colpo di coda dell’esercito confederato, dopo essere passati per Mobile e Savannah, gettando nel contempo uno sguardo al futuro emerso dalle ceneri del Vecchio Sud.
Quali sono i suoi modelli come narratore?
Il padre assoluto non può essere che Dante Alighieri, di cui non mancano citazioni e omaggi nei miei scritti, non solo maestro della lingua ma esempio di umanità e di quanto sia necessario soffrire e sudare per ottenere risultati che appaghino se stessi e ciò per cui si scrive. Per me la poesia gioca un ruolo chiave, passando quindi per Petrarca, Ariosto e Tasso, finendo nell’ottocento con Foscolo e Leopardi, arrivando a Carducci, Ungaretti. Ma sono appassionato di letteratura in genere, quella latina con Publio Ovidio Nasone su tutti, senza disdegnare Virgilio, Stazio, Lucano; la letteratura Italiana rinascimentale e barocca, senza però ignorare la narrativa americana, in particolar modo Faulkner e Melville, Lee Masters per la poesia insieme a Poe… anche la storia dell’arte gioca un ruolo ispiratore importate, tuttavia citare tutti i miei riferimenti letterari e artistici sarebbe troppo lungo, tuttavia un lettore attento può scoprirla con un po’ di impegno nei miei romanzi.
A cosa si sta dedicando attualmente?
Ora sto accumulando materiale per un nuovo progetto, probabilmente un saggio importante che mi porterà via diverso tempo, ma non voglio anticipare troppo, il lavoro è molto, il cammino lungo e impegnativo… chi vivrà vedrà.
Emanuele Delmiglio