E adesso cosa deciderà di fare Agsm? La notizia bomba che ha messo a rumore Lungadige Galta Rossa è arrivata nella serata di lunedì. Dopo mesi di trattative è nato un nuovo polo energetico in Italia. Perché i cda di Hera (la multiutility emilianoromagnola) e Ascopiave (la società trevigiana) hanno approvato “la sottoscrizione di un term sheet vincolante per lo sviluppo di una primaria realtà all’interno dei territori del Nord-Est, che potrà contare su oltre un milione di clienti energy, nonché contestualmente un riassetto delle rispettive attività di distribuzione gas”. L’accordo, che verrà finalizzato entro il 31 luglio, “definisce i perimetri coinvolti, i termini economici dell’accordo, nonché i relativi elementi di governance. L’accordo raggiunto costituisce un importante passaggio strategico nella evoluzione dei portafogli di attività dei due gruppi, in piena coerenza con le linee strategiche di sviluppo approvate dai board delle due società coinvolte. Si tratta di un risultato che farà rumore tra gli addetti ai lavori e avrà ripercussioni per almeno un milione di consumatori in Veneto e Friuli Venezia Giulia. I motivi sono più di uno. Non si era mai tenuta una sfida di questa portata, a cui hanno partecipato tutti i big del settore, da Eni a Edison da A2a a Iren. Come mai tanto affollamento? Stiamo parlando di clienti di una delle zone più ricche del paese, dove – a differenza delle Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna – non si è ancora affermata una utility locali che domina il mercato. Ascopiave è più che altro presente nelle province di Treviso e Vicenza. Con la sua affermazione, ora è il gruppo Hera a diventare l’indiscusso numero uno del Nord-est. Si tratta di una operazione che il presidente Tomasi Tommasi e l’amministratore delegato Stefano Venier cercavano di fare da tempo. Le reazioni a Verona non si sono fatte attendere. Il primo a togliersi qualche sassolino dalla scarpa è stato l’ex presidente da poco defenestrato, l’avvocato Michele croce. “Ha vinto l’emiliana #Hera – ha scritto sul suo profilo social – perché AGSM Verona l’ha voluta perdere, rifiutando il rilancio chiesto da #Ascopiave”. E va giù pesante “Grande sconfitta del territorio veneto – prosegue – ancora una volta preda di realtà esterne. Dopo le banche, ora anche le utility. Chi non ha creduto nella multiutility regionale, alla quale ho lavorato per 20 mesi, ha fatto male ai veronesi ed ai veneti, privati di una nostra possibile grande realtà dedicata ai servizi essenziali come l’energia, l’acqua, l’ambiente”. Sulla stessa lunghezza d’onda, per una volta, si pone Michele Bertucco, consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune “L’operazione Ascopiave è fallita – dice – il Veneto orientale se lo sono aggiudicati gli emiliani di Hera. La fusione con Aim Vicenza continua a languire malgrado i protagonisti giurino di procedere a spron battuto. L’antitrust ha pure bloccato l’operazione Unicoge con la quale Agsm stava surrettiziamente tentato una espansione nell’est veronese e in parte del vicentino. Le società del gruppo vivono una fase di stasi senza precedenti, Amia in testa, mentre i rami secchi come Agsm Albania non vengono tagliati”. Se l’amministrazione Sboarina ha un piano per disfarsi di Agsm – conclude – direi che sta funzionando alla perfezione. Scommetto anzi che la prossima proposta della maggioranza sarà di consegnarci armi e bagagli ai lombardi con i quali da tempo il Sindaco ha un filo diretto nella persona del sottosegretario alla presidenza del Consiglio il leghista Giancarlo Giorgetti. L’amministrazione si rende conto che, anche fondendosi con Aim Vicenza, Agsm è condannata a restare un nano tra i giganti. Cosa intende fare dunque? Il Sindaco è pregato di riferire al Consiglio”. Sulla spinosa questione della fusione che era stata avviata quando su Verona e Vicenza imperavano Flavio Tosi e Achille Variati, intervengono per il gruppo consiliare PD Federico Benini, elisa la Paglia e Stefano Vallani. “Se da una parte quest’ultimo flop non ci disperare, dall’altra restiamo molto preoccupati per la situazione di stallo in cui versa il gruppo Agsm, che da più di un decennio riceve dal mercato solo due di picche. L’unica intesa finora praticabile, quella con Aim Vicenza, viene tenuta incomprensibilmente nel limbo da parte dei due Sindaci. Come ripartire, allora? Prima di tutto chiediamo che l’amministrazione la smetta con i giochetti politici sulla pelle delle aziende della città. Concluda il processo di fusione con Vicenza. In secondo luogo chiediamo che Agsm renda finalmente disponibili i verbali con i pareri dei dirigenti sull’operazione Ascopiave appena sfumata e, terzo – concludono – che si predisponga un strategia condivisa che punti a sviluppare Agsm attraverso una politica di alleanze necessariamente larga ma territorialmente coerenti facendo salvi i servizi che il gruppo svolge per la città, a partire dalla raccolta dei rifiuti e la cura del verde”.