La crisi della Cooperativa Tabacchi Verona, finita in liquidazione per 12 milioni di perdite, è passata da scontro a battaglia, da battaglia a guerra. la storia. Personaggi e interpreti. La CTV, fondata nel lontano 1969, composta da una trentina di soci proprietari terrieri, molti dei quali blasonati, un punto di riferimento per agricoltori di Verona con grande tradizione nella coltivazione di Virginia Briht, un tabacco di altissima qualità. Un prodotto che in termini finanziari supera 14-15 volte il valore di colture come mais e cereali. Tutto è filato liscio fino al 2014 quando, amministratore Giovanni Mercati, il bilancio presenta una perdita di quasi 13 milioni di euro (26 miliardi di vecchie lire). la liquidazione. La cooperativa decide di portare i libri in tribunale e chiede un concordato. Il Tribunale Fallimentare di Verona incarica il giudice Pierpaolo Lanni e nomina commissario giudiziale l’avvocato Riccardo Cinti e successivamente all’omologa liquidatore il giudiziale, il commercialista andrea rossi. lo scontro. Qui nasce la disputa. La prima domanda che viene da porsi, è come una cooperativa che per anni è stata un fiore all’occhiello dell’agricoltura veronese presenti una perdita così elevata. Alla sua presidenza c’è il Conte Pasti, figlio dell’ex presidente della Banca Popolare, amministratore il commercialista Giovanni Mercati. I soci della Cooperativa, che sono anche i proprietari vantano un credito di fornitura per ben 10 milioni di euro per prodotti consegnati che vorrebbero fossero messi tra le voci da liquidare. Andrea Rossi, commercialista veronese ma conosciuto in tutto il Nord Italia, si fa in quattro per cercare una soluzione legale di compromesso. Cinti, avvocato stimatissimo di Verona, e ligio alle leggi è inflessibile. A questo punto interviene anche il presidente del Banco Popolare Fratta Pasini, amico di molti degli imprenditori legati a Confagricoltura e consiglia loro di affidarsi allo studio legale Groppo, uno dei più importanti studi di Milano. A questo punto i membri della Cooperativa Tabacchi Verona, intanto hanno rilevato un ramo d’azienda e creato una nuova cooperativa, la Flue Cured, quanto meno per preservare il patrimonio aziendale e l’occupazione. i veleni. I soci non perdono occasione di polemizzare con il commissario liquidatore e la magistratura lanciando frecciatine velenose. Intanto gli istituti di credito hanno già ceduto il contenzioso a società terze. Da ricordare a questo proposito che Giovanni Mercati è figlio di quel Mercati, che fu il fondatore della Bcc di Concamarise. Lo stesso studio legale di Milano interpellato, indicato da Fratta Pasini dà ragione a Lanni, in quanto il lavoro viene giudicato ineccepibile. Cosi fanno gli stessi sindacati. I 10 milioni richiesti di credito non vengono giudicati crediti chirografari in quanto trattasi di fornitura di prodotti consegnati. I fornitori sono gli stessi soci della cooperativa tabacchi. Da qui nasce la guerra. la Guerra Da questo momento la battaglia diventa guerra, entra in campo il bravo Giovanni Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona che si fa in quattro per tutelare i propri associati. Entra in campo l’assessore Elena Donazzan, che molto politicamente riceve i membri della cooperativa tabacchi la prima volta. La seconda, l’altro ieri. A palazzo Balbi ci sono sia il commissario giudiziale Riccardo Cinti che il liquidatore andrea rossi. La Donazzan non c’è e manda i funzionari dell’unità regionale di crisi delle aziende. Tra le parti c’è il gelo. Ci sono i rappresentanti sindacali dei lavoratori, c’è Giovanni Mercati, presidente di Flue Cured Verona ed Enrico Parodi, socio della cooperativa Virginia. Parodi insiste nella liquidazione di quanto dovuto, il commissario Cinti, lapidario, dichiara che non è possibile sulla base dello statuto e del regolamento della cooperativa approvato dagli stessi soci che prevede il pagamento dei conferimenti sulla base del risultato di esercizio, che nel 2014 si è chiuso con la grave perdita di 12 milioni di euro. Andrea Rossi ripete che gli agricoltori non hanno diritto a quei pagamenti per legge e propone un accordo transattivo. Il commercialista liquidatore giudiziale nel frattempo tenta di riscoprire una sua vocazione anche diplomatica. Rossi non può pagare in forza del parere espresso dal commissario giudiziale Cinti. Il quale a sua volta non può farlo perché il giudice ha rigettato l’istanza. Quindi la situazione assai ingarbugliata, da una possibile soluzione lampo come spesso accade, sta diventando una guerra di trincea lunga e con danni per tutti. Achille Ottaviani