«Purtroppo per la Fiera di Verona, prigioniera del localismo politico, incapace di trovare un respiro più ampio, magari con manager di livello europeo nominati per merito e non per appartenenza politica, il futuro prossimo si presenta molto nebuloso.
Il rimedio suggerito dalla parte politica che ha governato finora l’azienda fieristica è improntato al vecchio e logoro assistenzialismo di Stato, senza alcuna prospettiva di cambiamento radicale delle modalità di gestione aziendali.
Il rischio evidente è di replicare la disgraziata vicenda dell’aeroporto.
Ora, con l’eliminazione della clausola di gradimento e quindi con l’apertura verso nuovi soci che potrebbero puntare al controllo del polo fieristico, la situazione appare seriamente compromessa: diventa difficile prospettare soluzioni che non prevedano una resa incondizionata a Milano o a Bologna.
Un cambio drastico del management è d’obbligo. Servono dirigenti dinamici e cercati fuori dalla corporazione politico-imprenditoriale locale. Serve un nuovo CdA, che non deve essere un parcheggio per pensionati o politici a fine corsa, ma che al contrario deve essere in grado di individuare partnership importanti ma non soverchianti, da inserire nella compagine societaria».
Lo sostengono Lorenzo Dalai, presidente di +Europa Verona, e Anna Lisa Nalin, portavoce di +Europa Veneto