Auditorium della Gran Guardia stipato venerdì scorso, nonostante la pioggia e i tanti appuntamenti in città. Settecento veronesi in sala per la conferenza organizzata sul referendum costituzionale dall’Associazione Città e Famiglia, presidente Francesco Domaschio, e dal nuovo movimento politico Popolo della Famiglia, che ha inaugurato nei giorni scorsi la sede veronese con Filippo Grigolini presidente. Giovani, genitori, nonni, famiglie intere, ma anche responsabili di associazioni per un “no” ragionato al prossimo referendum di riforma della costituzione voluta dal governo Renzi e approvata dall’attuale maggioranza la scorsa primavera. Ospite d’onore il Prof. Antonio Baldassarre, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, ha illustrato con pochi ma chiari punti la riforma, definendola un “progetto micidiale” quando associata alla nuova legge elettorale Italicum. “Se oggi sono previsti solo due procedimenti per emanare le leggi, con la riforma ce ne saranno ben otto, con il prevedibile intasamento dei percorsi parlamentari. La riduzione dei senatori poi, da 315 a 100, porterà a soli 60 milioni di euro di risparmio”, irrisori secondo Baldassarre a fronte di una spesa complessiva del Senato di quasi 800 milioni di euro. La stessa scelta dei senatori non è specificata nella riforma, per cui “i Senatori non saranno più rappresentanti del popolo, ma “designati” da Regioni e Comuni, senza però indicazioni sui criteri di scelta”. Baldassarre ha poi bocciato senza appello la nuova legge elettorale, l’Italicum, dicendo che “prevede un assurdo premio di maggioranza: il 55% dei parlamentari alla lista che ottiene il 40% dei voti, o che più probabilmente vince, dopo esserci arrivato con qualsiasi percentuale, il ballottaggio nel secondo turno. Il che permette anche con una piccola percentuale di voti di disporre di una maggioranza assoluta, con controllo su Parlamento, Governo, Presidente della Repubblica, due terzi della Corte Costituzionale, Consiglio Superiore della Magistratura e Consiglio di Stato: una via aperta ad una deriva autoritaria”. L’Avvocato Gianfranco Amato, cofondatore del Comitato Difendiamo i Nostri Figli e segretario nazionale del nuovo movimento politico Il Popolo della Famiglia, ha illustrato come, a suo dire, la deriva autoritaria implicita nella riforma costituzionale metta a rischio principi inviolabili. Tra questi la “sacralità della vita e la famiglia, già oggi oggetto di pesanti attacchi dalla legislazione che ha introdotto l’ideologia gender nelle scuole e il riconoscimento giuridico delle coppie dello stesso sesso, e che punta a legalizzare a breve l’utero in affitto, l’incesto, la pedofilia e i matrimoni plurimi tra più uomini e più donne”. Amato, documenti alla mano, ha ricordato come nella storia dell’umanità quando una civiltà abbia cercato di sopprimere la famiglia naturale, formata da padre, madre e figli, quella società sia implosa e si sia estinta: esempio eclatante il comunismo sovietico, che ha cercato in tutti i modi di sostituire lo Stato alla famiglia ma è poi collassato.