Le donne hanno un minor rischio di contagio da sindrome simil-influenzale da Coronavirus, e una minore mortalità rispetto agli uomini? I dati epidemiologici ci suggeriscono di sì e ci sono molte osservazioni al riguardo.
Una prima ipotesi coinvolgerebbe una proteina chiamata ACE2 che, del tutto inaspettatamente favorirebbe la salute delle donne nella trasmissione del COVID-19. Una proteina presente sulle cellule dell’epitelio polmonare a cui il virus sembra legarsi provocando la grave forma di polmonite virale passata alle cronache come Coronavirus o COVID-19, il cui nome scientifico è SARS-CoV, dove SARS sta appunto per “sindrome respiratoria severa acuta”.
Perché inaspettatamente? Perché in realtà le donne, sia per fattori genetici che per fattori ormonali, sembrerebbero esprimere di più questa proteina, ma anziché morire di più di COVID-19 muoiono di meno. Statisticamente, una donna ogni tre uomini.
«La presenza di questa proteina protegge i polmoni; il virus legandosi ad essa la trasporta all’interno della cellula e ne diminuisce l’espressione», spiega Elena Ortona, primo ricercatore del Centro di riferimento di Medicina di Genere dell’Istituto Superiore di Sanità.
Non è l’unica spiegazione vagliata dagli esperti di medicina di genere, istituto che oggi presiede, cita anche l’ipotesi immunologica. Le donne avrebbero un sistema immunitario più forte degli uomini, sin da bambine.
Un “super potere” con un lato oscuro, in quanto è anche responsabile del fatto che poi le donne si ammalano molto di più degli uomini di malattie autoimmuni (l’Artrite Reumatoide, il Lupus ad esempio, colpiscono molto di più le donne).
Infine, contano anche le abitudini. Il tabagismo, più diffuso negli uomini, non aiuta e poi ci sono piccoli accorgimenti a cui le donne prestano più attenzione, come l’igiene delle mani.