Succedeva 43 anni fa. Sembra ieri. una delle grandi imprese dello sport italiano. La pagina più bella del tennis. Bella e complicata. Macchiata da polemiche extrasportive che avvelenarono il clima da nord a sud. «Io non mi prendo nessun merito sportivo, perché in campo ci vanno i giocatori. Ma mi prendo il merito, e non lo divido con nessuno, di averli portati a Santiago».
IL GRANDE NICK. Nicola Pietrangeli, capitano non giocatore di quella nazionale, in quei giorni ha un problema: convincere i poteri forti dello stato, a giocare i la finale di Coppa Davis che l’Italia si è meritata battendo la Polonia di Dobrowolski e Drzymalski (5-0), la Yugoslavia di Franulovic e Pilic (5-0), la Svezia senza Borg (4-0), la Gran Bretagna sull’erba di Wimbledon (4-1) e l’Australia di Newcombe sulla terra rossa del Foro Italico (3-2). La finale, infatti, era ormai affare di stato.
AFFARE DI STATO. La battaglia decisiva si sarebbe giocata contro il Cile, giunto in finale grazie alla rinuncia di altre Federazioni in segno di protesta contro il regime di Pinochet. La finale divenne un affare di Stato. I giocatori ricevettero enormi pressioni, pur di non salire su quell’aereo. Alla fine decise il Coni, pressato dallo stesso capitano Nicola Pietrangeli La trasferta si fece e la Nazionale venne accolta con calore in Cile. Parallelamente, in Italia, la reazione fu delle peggiori: cortei e manifestazioni riempirono le strade al grido di “Non si giocano volée con il boia Pinochet”.Nel Paese spaccato, i giocatori sono vasi di coccio. «Ascoltavo quelle urla e ci rimanevo male. Non sono mai stato comunista, ma sono sempre stato di sinistra, influenzato da mio nonno Luigi, che fu amico di Nenni. Quei giovani che mi insultavano non conoscevano nulla di me» racconta Panatta, accusato, come gli altri, di essere fascista.
IN CAMPO. La situazione non condizionò le prestazioni di Panatta e soci, anzi. Il primo singolare ebbe come protagonista Barazzutti, trionfante al termine di una maratona per 7-5 4-6 7-5 6-1, invece, il secondo vide lo spettacolo di Panatta contro Cornejo liquidato in 3 set. 6-3 6-1 6-3. Il giorno del doppio fu segnato da una genialata di Adriano che si presentò in campo insieme a Bertolucci con una maglietta rossa: un segno di protesta rivolta al dittatore Pinochet. Una foto che ha fatto il giro del mondo, l’icona di quella Davis. I due, spavaldi, esordirono con non poche sofferenze (persero il set d’apertura e si fecero annullare tre match point), e soltanto dopo tre ore in campo riuscirono a chiudere il match. Alla fine, bastò una risposta a rete di Fillol per scrivere la storia. La storia della Davis azzurra e di una maglietta rossa…