Meglio del Milan, questo è sicuro. Più squadra del Milan, nessun dubbio, neanche su questo. “Juric, la strada è giusta”, dicono tutti. Lui, il tecnico croato, scuote la testa: “A me i complimenti piacciono, ma mi piacciono di più i punti. E anche col Milan li avremmo meritati. Certo, se giochiamo sempre in 10…”.
Già, è accaduto col Bologna,s’è ripetuto col Milan.
“Non contesto, c’è il Var e se l’arbitro decide dopo aver rivisto l’azione bisogna accettare le scelte, anche se sono al limite. Però, in undici contro undici eravamo stati meglio noi. E anche dopo le occasioni migliori sono state le nostre”.
Analisi ineccepibile. Il Verona è già squadra, questa la risposta più importante. Sono bastati 270 minuti a Juric per imprimere il suo marchio, per lasciare il dna su un gruppo che ha già una fisionomia precisa. Corre, lotta, combatte, si sacrifica. in più, ha idee non banali, un’identità tattica molto precisa. Altrimenti, non te la giochi alla pari, con l’uomo in meno. Era accaduto col Bologna, alla prima. Col Milan, il Verona ci ha riprovato, sfortunato solo nel risultato. Non nel gioco. Nel coraggio. Nel cuore. Nella personalità.
Ha pesato, giusto dirlo, il rosso a Stepinski, dopo 20 minuti di gioco. Decisione al limite, che lascia dubbi anche rivista al Var. Stepinski era il terminale offensivo, “carico” al punto giusto, già calato nella mentalità della squadra, pronto al duello con l’amico-nemico Piatek. Ha sbagliato, troppa foga (forse), ma ha pagato un prezzo esagerato. In 10, è stato comunque un gran Verona, fino a scomodare l’indimenticabile Nils Liedholm. Il Barone rossonero, due volte sulla panchina dell’Hellas (anni ‘60 e anni ‘90) amava dire col suo inimitabile humor.”In 10 si gioca meglio con non in 11…” A furtia di dirlo, han finito per crederci in tanti. L’emergenza ha esaltato lo spirito guerriero dell’Hellas, rimodellato da Juric, con alcune idee tattiche decisamente intelligenti.
Resta sempre, sospeso a mezz’aria, un solo dubbio tattico. Difficile da sciogliere finchè giochi con Milan e Juve, ma da valutare in altre occasioni. Perchè no, la coppia Stepinski-Di Carmine? Oppure lo stesso Pazzini, che forse era opportuno inserire nella bagarre finale. Questo, per aumentare le bocche da fuoco di una squadra che, fino alla trequarti, sa sempre cosa fare. L’unico vero problema da risolvere, se vogliamo, è quello offensivo: 3 partite e 2 gol, i numeri dicono questo, con tutte le attenuanti del caso.
Ora sotto con la Juve e CR7, giusto per non farci mancare niente. Una Juve alla ricerca di verità, che non è ancora la Juve di Sarri. Mentre questo è già il Verona di Juric.
Raffaele Tomelleri