La crisi del Pd “vista” da Verona. “Mossa strana, Zingaretti deve restare” Lo affermano Benini e Bertucco. Vanzetto (M5S): “E’ il segno della crisi del partito” Tosi (Fare): “Nessuno ha capito il perchè”. Maschio (FdI): “Pensano alle poltrone...”

Prima Veltroni, dopo Bersani, poi Renzi e ora Zingaretti, negli ultimi 15 anni il Partito Democratico ha più volte esautorato il suo segretario. Tutto è nato, secondo Benini, Capogruppo PD in consiglio comunale a Verona, “da un sondaggio che prevedeva il sorpasso del PD da parte dei M5S qualora Conte ne avesse preso le redini”. Nel panorama politico veronese i consiglieri delle diverse forze in campo, non hanno ben compreso le scelte del segretario della Leopolda, soprattutto in questo difficile momento.
“C’è una questione di fondo e una pretestuosa – afferma Federico Benini. Nel PD è presente un’anomalia: c’è un segretario eletto con una maggioranza che non corrisponde alla maggioranza dei parlamentari, che sono renziani. Quella pretestuosa, invece, è che si basa tutto su una logica di sopravvivenza. Le liste dei candidati vengono fatte dal segretario e la maggioranza di questi è composta dalle nomine di Renzi, nomi che non verranno riconfermati da Zingaretti per le prossime elezioni. Credo comunque che rimanga Zingaretti alla guida del PD, ma alcuni parlamentari in linea con il segretario mi hanno detto di essere molto preoccupati”. Nel sospetto che dietro a questa mossa strategica ci sia Renzi, la sinistra del territorio veronese, che si è divisa dal PD richiama all’unità, infatti, Michele Bertucco, Presidente di Sinistra in Comune dichiara: “nel PD a volte sembra contare più l’appartenenza alle correnti che il lavoro che si sta facendo. Dall’esterno è difficile comprendere la mossa di Zingaretti: siamo in una fase molto dura dal punto di vista sanitario, politico ed economico e il popolo vuole risposte, non dimissioni inaspettate. Non vivendo le contraddizioni del Partito Democratico dal suo interno, è difficile dire quale sia il futuro della segreteria, ma spero che prevalga il buon senso e che rimanga Zingaretti”.
Parte dell’opposizione a Verona e forza determinante per la maggioranza in Parlamento, i 5S si inseriscono nel dibattito e la Capogruppo nel consiglio comunale, Marta Vanzetto, fa notare che “la crisi del PD non riguarda la leadership, le dimissioni di Zingaretti sono la fisiologica conseguenza della crisi d’identità di un partito. Le idee e i valori che animano un partito dipendono solo dalla persone che ne fanno parte e dove vince la smania di potere e denaro non c’è spazio per nessun altro ideale”.
In questa crisi prende la parola anche Flavio Tosi, dichiarando: “c’è poco da dire, nessuno ha capito le reali motivazioni di questa scelta. È stata una mossa del tutto incomprensibile che non fa bene al PD. Inoltre non penso che Zingaretti, come sostiene qualcuno, abbia elaborato una strategia per ritornare al potere più forte di prima”.
In maggioranza nel consiglio comunale, ma all’opposizione a Roma, FdI non usa mezzi termini e l’On. Ciro Maschio afferma: “Non entro nel merito di vicende interne di un altro partito, ma credo che Zingaretti si sarebbe dovuto dimettere da tempo, anche da Governatore del Lazio per la pessima gestione della questione mascherine. Quanto alle dimissioni, prendo atto che perfino il Segretario del PD ha certificato quello che diciamo da tempo: in piena pandemia mentre l’Italia è in ginocchio, il PD pensa solo al potere e alle poltrone”.
“Ci riconosciamo nella linea del leader Matteo Salvini – affermano l’ On. Vito Comencini e il Consigliere Anna Grassi – che ha dimostrato grande responsabilità nei confronti degli italiani, dispiace se all’interno del PD ci sono problemi, ma questo non deve distogliere l’attenzione dell’agenda politica dai veri problemi gli italiani, dalla ricerca di un vaccino alla ripartenza economica.”

Christian Gaole