Una nuova ondata di mobilitazione popolare, sollecitata da Khomeini, contro gli interessi in Iran degli Stati Uniti, definiti il “Grande Satana”, culminò in una grande manifestazione (1° Novembre 1979) e l’occupazione (4 Novembre) dell’ambasciata americana condotta da gruppi di studenti islamici. Presero a ostaggio 52 persone e dichiararono che le avrebbero rilasciate solo contro l’estradizione dagli USA dello shah, che doveva essere sottoposto a processo “per crimini contro il popolo iraniano”. Di fronte a tali imponenti manifestazioni antiamericane, Bazargan constatò la propria impotenza politica e il 6 Novembre si dimise, lasciando il potere completamente nelle mani del Consiglio della rivoluzione. Le misure di ritorsione del presidente Jimmy Carter (sospensione delle importazioni di petrolio iraniano, congelamento dei beni ufficiali iraniani depositati in banche americane) non fecero che aumentare le tensioni tra i due stati e portarono alla rottura delle relazioni diplomatiche su iniziativa di Washington. Il sequestro dei diplomatici statunitensi ebbe immediate ripercussioni anche all’interno dell’establishment religioso iraniano e l’ayatollah Chariat Madari, capo dei moderati e in forte contrasto con gli irriducibili dell’imam Khomeini, fu subito posto agli arresti domiciliari. La lunga e contrastata trattativa per la liberazione degli ostaggi si concluse solo il 19 Gennaio 1981 ad Algeri, grazie all’opera di mediazione dell’Algeria. L’intesa stabilì la liberazione degli ostaggi, lo scongelamento dei fondi iraniani bloccati in banche americane e la riaffermazione del principio di non ingerenza. Nel frattempo il 3 Dicembre 1979 fu approvata, con un referendum popolare, la nuova costituzione, che pose l’Islam a fondamento del diritto e della società dell’Iran.
Una nuova ondata di mobilitazione popolare, sollecitata da Khomeini, contro gli interessi in Iran degli Stati Uniti, definiti il “Grande Satana”, culminò in una grande manifestazione (1° Novembre 1979) e l’occupazione (4 Novembre) dell’ambasciata americana condotta da gruppi di studenti islamici. Presero a ostaggio 52 persone e dichiararono che le avrebbero rilasciate solo contro l’estradizione dagli USA dello shah, che doveva essere sottoposto a processo “per crimini contro il popolo iraniano”. Di fronte a tali imponenti manifestazioni antiamericane, Bazargan constatò la propria impotenza politica e il 6 Novembre si dimise, lasciando il potere completamente nelle mani del Consiglio della rivoluzione. Le misure di ritorsione del presidente Jimmy Carter (sospensione delle importazioni di petrolio iraniano, congelamento dei beni ufficiali iraniani depositati in banche americane) non fecero che aumentare le tensioni tra i due stati e portarono alla rottura delle relazioni diplomatiche su iniziativa di Washington. Il sequestro dei diplomatici statunitensi ebbe immediate ripercussioni anche all’interno dell’establishment religioso iraniano e l’ayatollah Chariat Madari, capo dei moderati e in forte contrasto con gli irriducibili dell’imam Khomeini, fu subito posto agli arresti domiciliari. La lunga e contrastata trattativa per la liberazione degli ostaggi si concluse solo il 19 Gennaio 1981 ad Algeri, grazie all’opera di mediazione dell’Algeria. L’intesa stabilì la liberazione degli ostaggi, lo scongelamento dei fondi iraniani bloccati in banche americane e la riaffermazione del principio di non ingerenza. Nel frattempo il 3 Dicembre 1979 fu approvata, con un referendum popolare, la nuova costituzione, che pose l’Islam a fondamento del diritto e della società dell’Iran.
Precetti islamici come norma e regola
Così viene sancita l’islamizzazione di ogni ambito e settore della vita degli iraniani
L’articolo 3 dichiara il dovere per lo stato islamico di perseguire i principi enunciati dall’articolo 2 e ne fissa i mezzi per osservarli. L’articolo 4 sancisce l’islamizzazione di ogni ambito e settore della vita degli iraniani: “Tutte le leggi civili, penali, finanziarie, economiche, amministrative, culturali, militari, politiche e di altro tipo, e tutte le normative, devono essere fondate sui precetti islamici. Il presente articolo si applica in modo assoluto e universale a tutti gli altri articoli della Costituzione come pure a ogni altra norma e regola, e i teologi esperti di giurisprudenza islamica che compongono il Consiglio di Vigilanza sono giudici in questa materia.” L’articolo 8, infine, norma i comportamenti interindividuali: “Nella Repubblica Islamica dell’Iran l’esortazione a compiere il bene e la dissuasione dal compiere il male è un dovere che spetta agli individui nei loro rapporti reciproci e nei rapporti reciproci tra essi e coloro che li governano. Le condizioni, i limiti e la natura di questo dovere sono stabiliti dalla legge, secondo quanto prescritto dal Santo Corano: E i credenti, uomini e donne, sono amici tra loro, si uniscono nel bene e impediscono il male (9: 71).”
*Romeo Ferrari, docente di storia e filosofia