“Se per la Corte Costituzionale la residenza in Veneto da almeno cinque anni, anche non consecutivi, non può essere un requisito necessario per l’accesso alle case popolari vorrà dire che interverremo assegnando punteggi più alti a chi dimostra di aver posto radici da tempo nel nostro territorio. Premieremo nelle graduatorie chi dimostrerà di risiedere in Veneto da tempo”.
Lo dice il presidente della Regione del Veneto intervenendo sulla decisione della Corte Costituzionale, che ha posto uno stop all’ art. 25 della legge 39/2017 della Regione Veneto, articolo che disciplina l’accesso agli alloggi popolari prescrivendo un vincolo di residenza.
“È bene chiarire che la legge bocciata dalla Corte Costituzionale risale al 2017: all’epoca c’era un governo di un colore politico ben diverso rispetto a quello della nostra amministrazione, il governo Gentiloni, che non impugnò la nostra legge, reputandola evidentemente corretta. Prendiamo atto della sentenza della Corte, ma adegueremo la formulazione dei bandi: garantiremo maggiori punteggi a coloro che sono residenti da tempo nel territorio del Veneto, premiando chi dimostra di voler mettere radici e dare qui un futuro alla propria famiglia”, rende noto il presidente.
“L’annullamento del principio di residenza pregressa pone sullo stesso piano chi è nato in Veneto o chi ci vive da tempo, portando il proprio contributo, con chi è magari è arrivato solo da qualche ora nel nostro territorio e chiede un alloggio pubblico in attesa di trasferirsi altrove. Mettendosi anche nei panni degli stranieri che hanno scelto di far crescere la propria famiglia nella nostra regione, questa scelta appare illogica. Premiamo invece la voglia d’integrazione, di crescita comune, di visione verso il domani in un territorio da sempre accogliente”.